Sky-Mediaset, nuovo duopolio della tv digitale

Le recenti polemiche sull’aumento dell’Iva sono state solo il primo atto di una contesa destinata ad aumentare di intensità nei prossimi anni

La guerra scoppiata lo scorso dicembre tra Mediaset e Sky ha messo a nudo tre problemi tutti italiani nel settore delle telecomunicazioni: il conflitto di interessi del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, molto “vicino”, per usare una formula soft, a Mediaset; i monopoli nati e cresciuti nel settore televisivo privato senza interventi legislativi che garantissero una reale concorrenza a più soggetti; il lento declino della Rai, la Tv di Stato finanziata dal canone. Tutto questo a soli tre anni dal 12/12/2012: la notte del passaggio al “tutto digitale” e dell’abbandono delle vecchie frequenze televisive analogiche.
Dopo 58 anni di storia – le prime trasmissioni Tv della Rai sono del 1954 – cambierà tutto e c’è l’incognita di come si muoverà il mercato degli investimenti pubblicitari, vero combustibile del settore. Ecco perché i vecchi amici Silvio Berlusconi e Rupert Murdoch sono ai ferri corti: hanno scoperto di essere rivali. Chi comanderà nel futuro assetto televisivo italiano? Semplice, chi riuscirà a trovare il giusto compromesso tra le entrate degli abbonamenti e gli investimenti pubblicitari. La torta è grande, ma non grandissima. Ecco perché, negli ultimi tempi, erano arrivati segnali di una ripresa dei rapporti tra Mediaset e Sky: dall’ingresso di Fininvest nella pay-tv tedesca Premiere al lancio, dal primo dicembre scorso, di Mediaset Plus nel pacchetto base degli abbonamenti di Sky. La tassazione extra sui proventi del porno e la stangata dell’Iva, non più agevolata, decisa dal Governo, hanno congelato la tregua tra i due operatori. Chi ci rimette da questa situazione? Forse la Rai, che sembra quella con meno soldi in mano, per rimanere nella metafora del Monopoli. Controllata dalla politica, dove regna il rebus mai risolto del conflitto di interessi berlusconiano, si dovrà accontentare di un declino inevitabile.

Il miraggio dei 5 milioni di clienti
Perché Rupert e James Murdoch se la sono presa tanto per un 10% di rincaro dell’Iva e per la tassa extra sul porno? Gli analisti hanno fatto notare a News Corp. come il ritmo di crescita degli abbonati nel 2008 di Sky Italia sia decisamente rallentato e, probabilmente, i 5 milioni di clienti resteranno un miraggio. La crisi economica promette un cospicuo numero di disdette nel 2009 e gli studi di settore segnalano la penetrazione del satellite in Italia vicino al livello di saturazione. Ovviamente aumentare, se sarà così, il prezzo degli abbonamenti per l’incremento dell’Iva non sarà una mossa molto gradita ai clienti. Il clan dei Murdoch è infastidito dalla strategia molto aggressiva di Mediaset, che nel corso del 2008 ha attuato con l’offerta Digitale terrestre di Mediaset Premium. In Italia ci sono oltre 2 milioni 700 mila tesserine per la pay-tv del Biscione, con un incremento di quasi un milione e mezzo di famiglie negli ultimi 12 mesi.

La crescita di Mediaset
Una piccola Sky, insomma, meno costosa e che nel 2008 porterà nelle casse Mediaset circa 400 milioni, contro i 226 del 2007 e i 108 del 2006. Ma soprattutto una piccola Sky offerta in pay-per-view: modalità d’acquisto con IVA già al 20% e quindi indifferente alle dispute di dicembre. A pagare dazio in casa Mediaset è solo l’offerta easy pay: un abbonamento light da tre a massimo dodici mesi. Gli uomini di Murdoch risultano molto infastiditi anche dai rumor che vogliono Mediaset nelle vesti di “spia” presso le istituzioni europee a Bruxelles. La lettera di segnalazione della disparità di trattamento dell’Iva nel settore degli abbonamenti alla Tv a pagamento è arrivata in forma “anonima”, ma con molti sospetti che il mittente fosse localizzato a Cologno Monzese, sede di Mediaset. A parti invertite, cioè con Mediaset a godere di un “favore” a danno di Sky, siamo sicuri che la segnalazione sarebbe arrivata da parte degli uomini di Murdoch. Forse aiutati dal tam-tam politico sull’ennesima anomalia di un conflitto di interessi sempre più radicato nel settore da parte di Silvio Berlusconi. Ma più che una guerra, quella dell’Iva è ancora una piccola battaglia in vista di quella che nel 2012, data dello switch off dall’analogico al digitale, vedrà Dtt contro satellite, Mediaset contro Sky. Una guerra inevitabile, che la torta dei ricavi Tv del 2007 aveva già fatto intuire.

Meglio non abbassare la guardia
Perché Sky si lamenta, allora? I dati indicano che sarà leader nel settore tv nei prossimi anni: gli uomini di Murdoch, però, hanno capito che abbassare la guardia non conviene, anche se gli analisti prospettano un futuro di sicuro successo. Lo indicano studi pubblicati da ITMedia Consulting pubblicati nel secondo rapporto “2008-2010: il sorpasso di Sky”. A fine 2008 il mercato televisivo italiano ha raggiunto il valore di 8,7 miliardi di euro. Con una crescita superiore al 5% annuo varrà, a fine 2010, 9,6 miliardi. A trainare la crescita sarà la televisione a pagamento, favorita dalla sempre maggiore concorrenza tra piattaforme. In termini di risorse continuerà a prevalere la pubblicità, pur crescendo meno rispetto alla pay-tv. La pubblicità è destinata a divenire la risorsa prevalente della televisione digitale terrestre, forte di un’offerta che sarà sempre più in chiaro, il satellite continuerà a sostenersi prevalentemente con gli abbonamenti alla pay-tv. Sky diventerà, nei calcoli degli esperti, il primo operatore nazionale, spartendosi la torta televisiva con Mediaset e Rai, mentre resterà poco spazio agli altri operatori. Mediaset continuerà a essere leader della raccolta pubblicitaria, pur perdendo alcuni punti percentuali, mentre Sky sarà leader nel campo della pay-tv, ma ridurrà la propria quota di mercato.
 
Rai in crisi
Nel 2010 la torta televisiva sarà così spartita: Sky Italia sarà il principale attore televisivo con il 32% di quota di mercato, seguiranno Mediaset e Rai con quote di mercato del 31% ciascuno. Nei prossimi tre anni ITMedia Consulting prevede per Mediaset una crescita annua del 3%, dovuta principalmente ai maggiori introiti da pay-per-view e ai nuovi pacchetti a pagamento proposti a partire dai mesi scorsi. Questa crescita compenserà in parte lo stagnante andamento della pubblicità, che continuerà comunque a essere la principale fonte di entrate. In altre parole, crescerà la componente pay, ma non raggiungerà il 10% del totale delle risorse Mediaset. Rai sarà l’operatore meno favorito nel mercato televisivo dei prossimi anni. La Tv pubblica, infatti, subirà variazioni minime in termini di ricavi, di poco superiori all’1%: la crescita sarà limitata sia dal punto di vista del canone che della raccolta pubblicitaria. La situazione stagnante è dovuta al fatto che non si prevede l’ingresso nel mercato della pay-tv, cioè nel mercato delle risorse che presentano il tasso di crescita maggiore.

Chi pareggia gode: ecco il nuovo duopolio
 In conclusione si può ipotizzare che il passaggio dall’analogico al digitale sarà anche il passaggio dal duopolio Rai-Mediaset a quello Sky-Mediaset. Gli introiti delle Tv digitali arriveranno dalla pubblicità e dall’abbonamento. Visto che Sky godeva di un’antica agevolazione sull’Iva, il Governo ha deciso di riallineare i concorrenti al nastro di partenza. Uno dei due contendenti è Mediaset. Per questo motivo torna sempre d’attualità la vecchia polemica del conflitto di interessi del premier Silvio Berlusconi, nella sua doppia veste di capo del Governo e riferimento storico e istituzionale della prima azienda televisiva privata in Italia. Così ogni decisione ha una doppia interpretazione che alimenta le due fazioni: chi è pro e chi contro. È strano notare che nessuno si lamenti delle future difficoltà denunciate dai dirigenti Rai, a corto di fondi se il canone non sarà alzato dal Governo.

Poche possibilità per la Tv di Stato
La Tv di Stato difficilmente troverà forze economiche per essere competitiva sul digitale senza un adeguamento verso l’alto dell’abbonamento annuale che paga l’Iva alla fantastica aliquota del 4%. Per vedere Sky e Mediaset bisogna pagare il canone Rai, che è una tassa di possesso per il solo fatto di avere un televisore in casa. Ma ironia della sorte, del mercato e della politica la Tv di Stato avrà l’offerta meno competitiva nel futuro assetto digitale. Privatizzarla? Dopo il 2012 è ormai inutile. Si rischia di far entrare un terzo operatore in un mercato già spartito tra Mediaset e Sky con il rischio che i due broadcaster possano mettere le mani a sulla carcassa di una futura Rai privatizzata. Allora avanti così: il pareggio fa sempre comodo a chi si sfida per il primato. Lo hanno insegnato le tante telecronache sportive, viste proprio sulla pay-tv.

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