Sicurezza: il ritorno del worm

Il tasso di infezione dei pc italiani, secondo Microsoft, migliore delle media mondiale. E l’aggiornamento vale anche per chi ha copie di Windows non originali

Update, aggiornamento. Può sembrare banale ma è questa la prima indicazione che Vinny Gullotto, responsabile delle strategie di Microsoft per quanto riguarda la sicurezza, ripete continuamente presentando il nuovo Security intelligence report.

Si tratta di una pubblicazione targata Microsoft, pubblicata due, volte l’anno durante la quale si fa il punto della situazione sui codici maligni da un osservatorio che è il frutto dei dati inviati da centinaia di milioni di pc sparsi per il mondo, con il consenso dell’utente, e da alcuni fra i più utilizzati servizi Internet del pianeta.

L’aggiornamento è così importante che vale anche per chi utilizza copie pirata dei sistemi operativi Microsoft (mentre non è possibile farlo per quanto riguarda i service pack del software). Una macchina infetta è un danno per il sistema, osserva il responsabile security di Microsoft, per questo si è deciso di dare il via libera anche a chi Windows lo ha piratato.

Ma non bisogna limitarsi al sistema operativo visto che i cybercriminali sfruttano per esempio vulnerabilità anche vecchie di un paio d’anni (per le quali era già stata pubblicata la patch) come come quella relativa ai file pdf.

Il ritorno del Worm (una particolare categoria di malware che si auto replica ma a differenza del virus non ha bisogno di legarsi ad altri eseguibili per diffondersi) è il primo dato rilevato dal report. In Italia, infatti, in ambito aziendale sono aumentati del 100% in soli sei mesi. Una crescita che ha fatto salire il tasso di infezione da malware di un punto percentuale arrivando al 6,9%. Questo significa che lungo la Penisola ci sono 7 pc colpiti da codici maligni ogni mille macchine.


Stranamente siamo messi bene. La media internazionale è infatti di 8,7% con punte come quella della Serbia-Montenegro che, senza che nessuno abbia ancora capito il perché, ha un tasso del 97,2%.


Andiamo peggio nello spam dove siamo saliti in quindicesima posizione con oltre venti milioni di messaggi di posta indesiderati in sei mesi, mentre una buona notizia arriva dal phishing. Se gli attacchi non accennano a diminuire, se non altro, non arrivano da siti italiani.

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