Sì alle eco-lampadine se lo smaltimento è corretto

Le lampade ad alta efficienza a fine vita vanno gestite all’interno del sistema Raee. Secondo il consorzio Ecolamp i produttori sono pronti da tempo, ma manca un elenco dei centri di raccolta comunali

Paolo Colombo, direttore generale di EcolampL’utilizzo delle lampadine fluorescenti compatte ad alta efficienza, al posto di quelle tradizionali a incandescenza, comporta indubbi vantaggi ambientali: a parità di luce emessa consumano infatti fino all’80% in meno. In aggiunta, durano circa otto volte di più. Questo consente non solo un consistente risparmio in bolletta, che ammortizza abbastanza velocemente il costo di acquisto superiore, ma anche il contenimento dell’effetto serra grazie alla riduzione di emissioni di CO2 nell’atmosfera.
A questo proposito l’European Lamp Companies Federation (ente che raggruppa i maggiori produttori europei) sostiene che la sostituzione delle lampadine a incandescenza entro il 2015 consentirebbe di ridurre le emissioni di anidride carbonica in Europa di 23 milioni di tonnellate, oltre a un risparmio di 7 miliardi di euro.
Ma c’è un rovescio della medaglia. Le moderne lampadine, infatti, contengono sostanze altamente inquinanti (mercurio e polveri fluorescenti) che, se non raccolte e smaltite correttamente, possono produrre più danni all’ambiente rispetto ai benefici preventivati. È necessario, dunque, che i meccanismi di gestione di ritiro dei rifiuti siano bene oliati prima che la diffusione delle lampade ad alta efficienza diventi di massa (ora in Italia è inferiore al 5%).
Nel nostro Paese, lo smaltimento delle lampadine ad alta efficienza è inquadrato all’interno della gestione dei Raee (Rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche). L’iniziativa, che coinvolge con precise responsabilità produttori, cittadini, comuni, e distribuzione commerciale (qui, tuttavia, manca ancora una normativa specifica), è stata avviata da pochi mesi e presenta molte criticità.
B2b24.it ne ha parlato con Paolo Colombo, direttore generale di Ecolamp, il consorzio delle principali aziende nazionali e internazionali del settore illuminotecnico che, all’interno del sistema Raee, gestisce la raccolta e il trattamento dei rifiuti derivanti da sorgenti luminose e apparecchi di illuminazione.

Alla fine dello scorso anno il Governo italiano ha deciso di mettere al bando, a partire dal 2011, le lampadine incandescenti in favore di quelle ad alta efficienza. Che cosa comporterà questa svolta?
L’articolo 163 dell’ultima Finanziaria ipotizza la messa al bando delle Gls, cioè delle tradizionali lampade a incandescenza, a partire dal primo gennaio 2011. Ma l’European Lamp Companies Federation non condivide questa impostazione drastica e propone una graduale dismissione delle tecnologie meno efficienti. Peraltro una legge italiana più restrittiva di quanto fosse stabilito a livello europeo sarebbe difficilmente accettabile dalla Comunità europea, perché significherebbe limitare il diritto di libera circolazione delle merci.
È comunque impossibile prevedere una tempistica per la conversione totale del parco installato, tenuto conto che la stessa società di consulenza della Commissione Europea prevede che i consumatori faranno scorta di lampade ad incandescenza non appena si saprà che il loro destino è segnato. Attualmente in Italia il mercato complessivo di Gls è di circa 200 milioni di pezzi e di circa 135 milioni di lampade a scarica oggetto della normativa Raee. Tra queste ultime circa 40 milioni sono le cosiddette compatte fluorescenti integrate, comunemente dette lampade a risparmio di energia.

Quale potrà essere la riduzione di emissioni di CO2 nel nostro Paese?
Il calcolo dei risparmi di CO2 per l’Italia si può impostare in base a questa ipotesi di massima: se le lampade Gls vendute all’anno sono 200 milioni, e ciascuna viene accesa per 1000 ore, si ottengono 200 miliardi di ore di funzionamento. Ipotizzando una potenza media di 60W per lampadina, si avrebbe un consumo di energia dell’intero parco lampadine pari a 12 miliardi di kWh. Si calcola che ogni kWh consumato generi circa. 0,5 kg di CO2, soprattutto in quei paesi, come l’Italia, fortemente dipendenti dai combustibili fossili. Le lampade a incandescenza sarebbero quindi responsabili di 6 milioni di tonnellate di CO2. La sostituzione delle lampadine a incandescenza con le fluorescenti compatte da parte di tutti gli utenti italiani, non solo quelli domestici, farebbe ridurre dell’80% queste emissioni, ossia quasi 5 milioni di tonnellate di CO2 all’anno in meno.

A vostro giudizio la nuova gestione dei Raee sta funzionando?
Siamo appena agli inizi, si pensi che solo da pochi mesi è stato avviato il censimento dei centri di raccolta comunali, sinora mai censiti. La rete dei centri di raccolta sul territorio è la chiave di volta per il funzionamento del sistema e su questo si baserà la efficacia e la velocità di entrata a pieno regime di tutto il sistema. I produttori, organizzati in sistemi collettivi come prescrive la legge, sono pronti da tempo: a mano a mano che i comuni iscrivono i propri centri di raccolta ad un apposito portale istituito in collaborazione con Anci, i produttori distribuiscono presso raccolta questi centri gli strumenti logistici necessari a dar luogo agli adempimenti di legge. A fine di marzo risultavano iscritti oltre 1000 centri di raccolta e lo schema di funzionamento mostra già i lati più che positivi del sistema italiano.

Come funziona il sistema di raccolta concepito da Ecolamp?
Il sistema logistico impostato da Ecolamp fa capo a 21 trasportatori autorizzati e distribuiti a livello regionale. Il sistema di trasporto in condizioni di sicurezza delle sorgenti luminose, che sono un rifiuto pericoloso, è garantito da specifici contenitori progettati appositamente da Ecolamp per offrire la massima protezione dalle lampade raccolte dalle rotture accidentali e la facilità di “maneggiamento” in tutta la catena logistica. Sono già attivi 6 impianti di trattamento specializzati nella separazione delle componenti e nel recupero del mercurio. Questi centri sono in grado di accogliere e trattare quantitativi di lampade provenienti da tutto il territorio nazionale.

Come viene certificato il processo di corretto smaltimento del materiale tossico?
Attraverso l’applicazione rigorosa della normativa esistente riguardo agli impianti di trattamento e attraverso una qualificazione degli impianti che, per poter lavorare con Ecolamp, devono essere accreditati al Centro di Coordinamento, e devono poi mantenere la qualifica durante le continue ispezioni da parte del personale tecnico del consorzio. Inoltre, i contenitori utilizzati da Ecolamp sono identificati uno per uno attraverso una codifica a barre, per garantire la tracciabilità lungo tutto il percorso dal luogo di conferimento all’impianto di trattamento. Ricordiamo che Ecolamp sinora è l’unico consorzio in Italia ad essersi dotato di questo sistema di monitoraggio.

Ci sono prospettive di generare nuovo business con l’estensione della prassi del recupero e del riciclo?
Certamente sì, anche se in questa fase iniziale non è possibile stimarne la dimensione quantitativa e l’evoluzione nel tempo. L’esperienza di altri paesi che hanno iniziato prima di noi la via virtuosa della progettazione ecocompatibile di nuovi prodotti nonché il riciclo a fine vita dimostra che l’ambiente può diventare uno stimolo alla creazione di nuovi prodotti, di nuove metodologie e talvolta anche di nuovi posti di lavoro.

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