Si accendono i riflettori sulla videocomunicazione

Il settore sembra aver imboccato un trend positivo, favorito dalla disponibilità, anche a costi abbordabili, di infrastrutture di comunicazione a larga banda e di terminali evoluti

La videocomunicazione sta vivendo finalmente la sua primavera. Le aziende gradualmente percepiscono i vantaggi di un nuovo modo di lavorare. Abbattimento dei costi e riduzione dei tempi decisionali favoriscono l’incremento della produttività e una maggiore protezione delle informazioni condivise. Terminali evoluti e diffusione della banda larga convincono anche i più scettici.


Secondo i dati Wainhouse Research, il giro di affari mondiale dei sistemi di videoconferenza nel 2006 si è aggirato intorno ai 307 milioni di dollari e dovrebbe raggiungere nel 2010 i 788 milioni di dollari e le 290.000 unità vendute all’anno, con un tasso di crescita annua del fatturato previsto pari al 9,2%. Il mercato italiano viene stimato sia in termini di valore che di unità vendute, come il secondo in Europa, preceduto solo dal Regno Unito. Un trend positivo e promettente, favorito, negli ultimi anni, dalla disponibilità di apparecchiature a costi più contenuti e dalla forte competitività tra le aziende dell’offerta. Telemedicina, e-learning, settore manifatturiero sono i nuovi ambiti applicativi delle soluzioni di videocomunicazione. Dagli analisti arrivano pareri a volte contrastanti, ma che comunque lasciano spazio a previsioni ottimistiche, per un settore decisamente ancora in via di sviluppo. Roberto Azzano di NetConsulting afferma: «Sono trent’anni che si parla di videcomunicazione, il problema è stato realizzare le soluzioni adatte per una proposta efficiente ed efficace. Fino a soli dieci anni fa il livello era scarsissimo, anche nelle aziende. Oggi anche nelle case la qualità delle immagini comincia a essere buona, sia grazie ai nuovi hardware, come le Webcam, sia grazie ai nuovi sistemi di comunicazione e file sharing come il peer-to-peer. Un’innovazione, questa, che ha rappresentato un salto in avanti enorme. Un trend interessante è che in azienda stanno entrando applicazioni consumer like, laddove non siano ancora presenti soluzioni di videocomunicazione evolute, che funzionano anche piuttosto bene. Parliamo di soluzioni desktop ovviamente».


La spinta viene dalle multinazionali


Un elemento che non deve stupire visto che, in Italia, la videocomunicazione in azienda non è poi così diffusa, almeno finora. Almeno non quanto lo è quella residenziale. Basti pensare che il 12% degli internauti italiani, circa 2 milioni di persone, hanno utilizzato la videocomunicazione nell’ultimo mese. Sono soprattutto i giovanissimi, con meno di 24 anni (16%) che la usano, a dimostrare quanto anche la familiarità con le tecnologie faciliti l’utilizzo di nuove soluzioni. A livello business, ad alzare la media italiana della penetrazione della videocomunicazione contribuiscono le aziende operanti nel settore Ict o sedi italiane di multinazionali estere.


La disponibilità a costi abbordabili di infrastrutture di comunicazione a larga banda, fisse e mobili, e di terminali evoluti (processori, videocamere, display ad alta risoluzione e programmi) ha favorito l’abbattimento di alcune delle barriere che finora hanno impedito la diffusione della videoconferenza. «Sia il segmento residenziale che quello delle aziende si stanno affacciando a un utilizzo sempre più diffuso della videocomunicazione – spiega Vittorio Trecordi di Ict Consulting del Politecnico di Milano -. E questo per arricchire sia le forme di dialogo interpersonali sia la comunicazione di tipo diffusivo, come video broadcasting e streaming, nelle modalità real-time e differita, a cui si aggiungono le applicazioni verticali che indirizzano fabbisogni specifici, come la videosorveglianza e il teleconsulto medicale, con forte impatto sulla riduzione dei costi e sul miglioramento dei livelli di servizio. La convergenza su reti Ip dei diversi servizi di comunicazione su un’unica piattaforma, indirizza l’utente verso la comunicazione unificata in cui si ha accesso alla ricchezza espressiva dei diversi media di comunicazione incluso il video».


La videocomunicazione in azienda offre il vantaggio di creare un ambiente collaborativo che trascende la comunicazione informale, ma punta a sfruttare tutti gli strumenti di informazione, collegandoli in modo finalizzato ai processi di lavoro, all’attività stessa di business e agli obiettivi. La qualità della videocomunicazione oggi disponibile è tale da avvicinare di molto l’esperienza dell’utilizzatore a quella dell’incontro dal vivo, rendendone sempre più interessante l’uso, nell’ottica del contenimento dei costi e dei tempi dei viaggi di affari. Le aziende dell’offerta che hanno compreso in anticipo il valore aggiunto che la videocomunicazione può offrire, e si sono specializzate in questo tipo di business, stanno raccogliendo i loro frutti. «Abbiamo proprio in casa un esempio, Aethra – continua Trecordi – che da piccola azienda di Ancona, oggi è diventata una realtà di spicco nel settore e opera su scala internazionale, perché ha creduto fortemente in questo tipo di innovazione. La videoconferenza ad alta definizione e l’accompagnamento con tecnologie in grado di arricchire il contesto ambientale, come per esempio TelePresence di Cisco o Halo Room di Hp, rappresentano le offerte di punta del settore tecnologico e dei servizi».


Nella Pa il percorso è già iniziato


Anche la Pubblica amministrazione si affaccia all’uso sempre più intenso del video per ampliare le forme di comunicazione in tempo reale o differito a supporto dello sviluppo dei flussi di lavoro (processi) interni all’amministrazione stessa (intra e inter-amministrazione), ma anche nella relazione con cittadini e imprese.


«Questi si configureranno sempre più come clienti della Pa, seguendo la rivoluzione copernicana che porrà al centro dei servizi della Pa cittadini e imprese – conclude Trecordi -. Nel caso italiano il percorso è già iniziato con i bandi di gara finalizzati alla messa in opera del Sistema pubblico di connettività (Spc), che metterà a disposizione le infrastrutture di comunicazione sicure e convergenti per applicazioni di comunicazione unificata inter e intra-amministrazione, creando le premesse per l’estensione di queste funzionalità nel versante dei portali di accesso ai servizi della Pa, inclusi i contact center multicanale. Nel framework Spc sono presenti i fattori abilitanti di carattere infrastrutturale ma, anche se in forma solo ristretta, vengono introdotte le prime componenti di servizio di comunicazione unificata, collegandole all’introduzione dei servizi basati su VoIp e destinati a soppiantare nella Pa la telefonia tradizionale, basata su reti di centralini a commutazione di circuito».

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