Senza denari non c’è impresa

Osservazioni sulle startup, che sono una, nessuna o centomila a seconda delle descrizioni che se ne vogliono fare ma anche a seconda dei soldi che gli si vogliono affidare.

Il 19 febbraio Monti era in Sicilia, Passera al Quirinale. Il primo proseguiva la sua campagna elettorale, il secondo portava dal Presidente della Repubblica le dieci startup italiane che si erano maggiormente distinte secondo il Premio Leonardo.
Il massimo riconoscimento è andato alla Silicon Biosystems: una particolare diagnostica oncologica partita all’interno d’una tesi di dottorato, che ha brevettato soluzioni lab-on-a chip che riducono l’invasività degli esami clinici. L’azienda fondata da Giuseppe Giorgini nel 2005 ha depositato 31 brevetti internazionali, aperto filiali internazionali e fattura 1,2 milioni di euro. Quanto questa eccellente azienda possa essere classificata startup -e quanto le altre nove finaliste- sta solo nelle menti dei comunicatori, Passera compreso. Ma l’eccellente Silicon Biosystems non è una startup neanche per la definizione di Passera e non si rende un buon servizio alle migliaia di realtà molto più piccole che in quel termine cercano d’identificarsi.


Startup digitali

La propaganda elettorale prosegue indefessa in ogni dove. A Roma, ad esempio, alcuni montiani di non di primissima fila, ma che molto probabilmente nell’imminente tornata elettorale “saliranno” in Parlamento, raccoglievano un centinaio di persone in un evento dal titolo Startup Italia, l’innovazione tecnologica come volano di crescita, occupazione ed investimenti dell’Agenda Monti.
Un paio d’ore prima dell’evento, fissato in serata, l’Agenda Monti subiva un forte incremento di informazioni, aggiungendo ben tredici nuove proposte tra le quali l’Agenda Digitale e i suoi cinque punti sulle startup. Curiosamente nessuno dei panelist faceva alcun riferimento al testo (né completo, né alla sezione specifica). Curiosamente assente era il riferimento alla proposta montiana delle “quote up”, come le quote rosa ma rivolte alle start-up, che a Consip sarebbe comandato di assegnare qualora l’agenda digitale di Scelta Civica fosse attuata. Nessun riferimento, nonostante l’affastellamento di pareri si sia intorcinato sulle meraviglie del decreto per un paio d’ore.


Ritorno al reale

Fortunatamente all’evento hanno partecipato anche due imprenditori, che hanno fatto riferimento alla realtà. In particolare una energica donna di mezz’età, particolarmente schietta, ha tra l’altro detto: “per fare le aziende ci vogliono i soldi e nel decreto non ce ne sono”. Eh sì, perché gli sgravi fiscali presentati agli investitori come manna dal cielo sono uno sconto e non denaro fresco. Hai voglia di parlare dell’ecosistema: senza denari non c’è impresa. Un sibilo dal pubblico, quasi indistinguibile, suggeriva: “Serve una specie di Cassa per il Mezzogiorno…”.
Concludiamo con una nota leggera. Costretti dagli eventi a leggere programmi politici come se piovessero, abbiamo notato una curiosa coincidenza: gli approfondimenti al programma di Monti sono tredici; a quello di Bersani, diciassette. Insomma due numeri entrambi sfortunati, più radicato in Italia il secondo, leggermente più internazionale il primo. Altre culture, ad esempio quelle orientali, hanno altre numerologie.

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