Sei motivi per ripensare i datacenter

Nel 2009 restano i progetti, ma i tempi di pay back devono essere precisi. Sempre più importante la gestione dei costi. E il Ced deve essere riprogettato, staccandosi dalla logica dell’always on.

Londra. Cambia lo scenario economico e cambiano anche i toni con i quali Gartner
affronta il tema degli investimenti It nelle imprese.

Così, intervenendo in apertura della giornata di lavoro che Dell ha
dedicato a Londra al tema dei data center, il ricercatore Rakesh Kumar ha
esordito con un termine del tutto desueto per il comparto It.

«Frugalità – ha ripetuto più volte. – Il cielo è caduto, dobbiamo
prepararci a un 2009 di consistente frugalità»
.

Attenzione, si affretta tuttavia a precisare, «siamo in una situazione
strutturalmente diversa rispetto a quella che si era registrata tra il
1991 e il 1992. Non si tratta di riduzione dei posti di lavoro o di
abbandono degli investimenti, bensì di una diversa focalizzazione, che
pone in cima alle priorità dei Cio la riduzione dei costi dell’It»
.

I progetti ci sono e restano, è la sostanza dell’analisi di Kumar, ma la
gestione dei costi e dei budget diventa fondamentale.

«Ogni progetto deve avere tempi certi di pay back, che non possono più
protrarsi troppo in là nel tempo, per non correre il rischio di essere
bloccati»
.

In questo scenario anche tutto quanto ruota intorno al data center diventa
oggetto di ripensamento e riprogettazione radicale.

«Stando alle nostre misurazioni – spiega Kumar – nell’arco di 20 anni, dal
2005 al 2025, un data center rischia di incrementare del 1.600% il proprio
consumo energetico. Naturalmente è una prospettiva non più sostenibile.
Per questo motivo diventa fondamentale ripensare in toto il data center,
basandosi su nuovi paradigmi»
.

Kumar parla del data center come di un organismo vivente, “Self-healing,
self maintainable”, in grado dunque di adattarsi, reagire, modificarsi
dinamicamente in base alle condizioni e alle situazioni. Un data center
nel quale virtualizzazione, ottimizzazione e green sono le parole chiave.

«Fondamentale, però, non è intendere queste istanze tout court, ma saper
prioritizzarle, fissando anche l’arco temporale degli interventi possibili.
Inutile concentrarsi adesso su interventi green di amplissimo respiro,
se non si son messe prima in atto quelle azioni fondamentali per
l’immediato. Parimenti, non è possibile pensare alla virtualizzazione come
alla panacea per tutti i mali. Molto più corretto è un approccio che la
utilizza come strumento per migliorare l’efficienza operativa, soprattutto
se coniugata a un intelligente intervento di ottimizzazione. Soprattutto,
è arrivato il momento di staccarsi dalla logica dell’always on, per
valutare invece l’impatto positivo dello spegnimento dei sistemi nelle
fasi di non utilizzo»
.

Detto questo, arriva il momento di identificare le linee guida per
migliorare la concezione stessa del data center. E Kumar indica sei
elementi fondamentali.

  • Valutate lo spazio fisico, l’edificio destinato a ospitare il data
    center. Meglio un approccio modulare e uno sviluppo per zone. Consente di
    sviluppare progressivamente il data center, replicando quanto necessario
    al momento in cui si rende necessario.
  • Considerate le fonti energetiche: non è più possibile, oggi, progettare un data center senza pensare di ricorrere a fonti rinnovabili (solare, eolico, geotermico).
  • I
    sistemi devono rispondere a criteri di
    efficienza energetica in tutte le loro componenti, dall’illuminazione al
    raffreddamento, a tutte le componenti elettriche e meccaniche.
  • Importante
    è poi che nell’asset procurement si tenga in debita considerazione
    l’impatto ambientale nell’intero ciclo di vita del data center.
  • Una volta
    a regime, l’intero sistema va tenuto sotto costante monitoraggio, con
    l’obiettivo di massimizzarne l’efficienza energetica.
  • Infine, l’ultimo
    elemento chiave, sono i servizi di supporto, nei cui obiettivi rientra
    anche la minimizzazione dell’impatto ambientale.

Tutto questo, ne è convinto Kumar, non potrà realizzarsi certo in tempi
brevi. Cinque-sei anni è l’arco temporale indicato dall’analista. Ma le
basi si devono porre oggi. Senza alternative.

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