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Le competenze che deve avere uno sviluppatore IoT

Sono sei le capacità necessarie che devono avere gli sviluppatori IoT, ce le indica il solution architect alliances di Red Hat, Oliver Horn.

La prima riguarda l’abilità di lavorare in team, e quindi le capacità di ascolto e di collaborazione.

L’IoT, ci spiega Horn, richiede una grande varietà di competenze, che variano dall’elettronica per sensori, attori e SOC alla trasmissione wireless, protocolli fieldbus, messaggistica e networking, dalle tecnologie per il data center, che comprendono data storage, intelligenza artificiaIe, machine learning, API management, User interface mobile/web e integrazione di applicazioni legacy, ad altre aree ancora, come la sicurezza end-to-end.

«Nessuno può avere tutte queste competenze da solo, e per questo è importante essere pronti a collaborare con agli altri».

La seconda concerne un’apertura mentale all’innovazione e al cambiamento.
Con grandi volumi di dati, gestione delle infrastrutture, scalabilità, performance, sicurezza ed altro ancora, l’iIoT è una realtà ricca e complessa, ed anche in rapida evoluzione. «È importante essere pronti a cambiare ogni volta possibile, perché quello che oggi non è possibile potrebbe diventare lo standard domani».

In tema di standard, è consigliabile avere sott’occhio gli standard consolidati ed emergenti in ogni ambito IoT e le proprie specifiche aree applicative.

Terza attitudine: orientamento al business e tecnologie che velocizzano il rapporto con il cliente.
Al centro di tutto deve sempre esserci il cliente: tutto quello che si fa dovrebbe rispondere a una specifica sua esigenza. «Bisogna essere concentrati su ciò, e fare un uso marcato delle metodologie, delle tecnologie e delle strategie che permettono di essere più veloci ed efficaci nel rapporto con il cliente, come design thinking, DevOps, piattaforme container e strategie di rollout come canary o blue-green».

Quarto, approccio architetturale, con un occhio all’agilità.
Per Horn esistono molte offerte IoT che promettono risultati immediati, ma è consigliabile prendersi il tempo per considerare anche le conseguenze della scelta di una determinata soluzione nel medio e lungo periodo.

«Bisogna fermarsi a pensare ai rischi a livello di architettura, lock-in o sicurezza, o alle possibili limitazioni che derivano da una soluzione o una piattaforma a prima vista più immediata».

Quinta caratteristica: familiarità con progetti open source e con l’utilizzo commerciale e in azienda di prodotti open .
Per Horn è importante notare che il punto 2 (l’apertura al cambiamento) vale soprattutto per l’incredibile ritmo di innovazione legato ai progetti e alle community open source.

La gran parte delle tecnologie rivoluzionarie che vediamo oggi è partita come progetto open source, o lo è diventata dopo una breve fase di incubazione, come è stato il caso di Apache Hadoop per i big data o di Android come sistema operativo mobile. «Per questo, è importante sapere come lavorare con i progetti open source e come ottenere soluzioni stabili ed enterprise-ready man mano che si passa a rendere la propria offerta IoT un prodotto vero e proprio».

Sesto: apertura mentale e curiosità
La IoT è un mondo ricco ed estremamente variegato. Gli spunti che offre sono innumerevoli, e sarebbe perfetto poter essere informati su tutti o quasi. Per Horn «Informarsi su tutto quello che riguarda l’IoT può essere difficile, ma anche affascinante, nonché estremamente utile».

 

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