Sea: aeroporti milanesi non-stop con Ict e ragionamento

Quando l’incontro intellettuale fra It e operations produce business continuity. Fabio Degli Esposti, Cio, ha fatto un progetto olistico.

Fabio Degli Esposti è il Direttore sistemi informativi di Sea, la società che gestisce il sistema aeroportuale milanese formato dagli scali di Linate e Malpensa.

Si è reso protagonista nel 2010 dell’avvio di un progetto chiamato Ict continuity, ossia: tecnologia e gestione dei rischi per la continuità di business.
Con lui cerchiamo di capire perché, quando e come si è mosso per elevare il livello di continuità della sua infrastruttura e, per logica conseguenza, dei servizi forniti ai viaggiatori.

La visione d’insieme
«Nel 2010 – dice – non esisteva un’esigenza clamorosa, ma un fattore scatenante ci ha fatto capire come l’infrastruttura potesse essere migliorata».

Degli Esposti allude a un paio di incidenti operativi, non assurti alle cronache, ma gestiti e neutralizzati prima che dessero evidenza sui passeggeri: «Io come Cio non mi sono accontentato di risolverli, ma ho voluto affrontare il tema nel complesso, guardare il tutto».

L’arco temporale del fermo
È questa visione d’insieme che fa nascere il progetto Ict Continuity, che prende le mosse con la partecipazione degli utenti interni, con i quali, dapprima, si deve fare chiarezza su quale possa essere il tempo di fermo dovuto a incidenti: l’arco temporale.
Un progetto, chiarisce Degli Esposti, che per definizione non avrà soluzione di continuità.

Il contributo intellettuale delle operation

L’utente cosiddetto interno, per antonomasia, parte con il pensare che il tempo di fermo tollerabile sia zero. «Noi gli abbiamo spiegato che esistono rischi in tutti i sistemi e che bisogna sforzarsi di trovare una soglia. In questo c’è stata un’enorme attenzione da parte degli operativi, che si sono sentiti coinvolti. Hanno guardato dentro la propria struttura come forse prima non avevano mai fatto».

Un esempio di questo coinvolgimento?
«Nel corso dei mesi abbiamo fatto 35 riunioni, mediamente di due-tre ore l’una con gli operativi responsabili. E, cosa sorprendente, dopo la prima tornata di consultazioni sono emersi numeri meno impegnativi di quelli che avevamo immaginato».

Quando parla la struttura
La lezione che si ricava è che quando chi vive l’azienda quotidianamente viene coinvolto nella stesura dei requisiti di continuità, viene a galla una realtà che i preconcetti troppo facilmente disegnano in modo differente.

L’analisi dei rischi è stata affrontata come progetto esteso su un modello fornito da Ernst & Young.

Definiti gli Rto e gli Rpo si è passati ad apportare i cambiamenti necessari in ottica business continuity ai datacenter, basandosi sulle raccomandazioni fornire dal consulente.

Persone al lavoro
Cambiamenti fatti con la struttura interna, che è di 130 persone. Tante? «No, per due scali che devono operare in H24».
Con Oracle è stato fatto un progetto comune sulle specifiche per la continuità tecnologica (i sistemi core di Sea sono Unix su Sun Cluster).

I datacenter di Sea sono presenti nei due scali di Linate e Malpensa e fanno disaster recovery fra loro in ottica cluster geografico.
I collegamenti utilizzano il backbone a 1 Gbit presente nel sedime degli scali.
E il backup, che finestra ha?
«Di due volte al giorno, né più stretta, né più larga, non serve. Il dato dell’aeroporto una volta che si è manifestato perde di valore. Il tema dell’allineamento del dato è meno pressante».

Sopra le nuvole, dentro il datacenter
Degli Esposti, che è in Sea dal 1992, è stato impegnato nella realizzazione di Malpensa 2000 ed è Cio dal 2008, è attento promotore dell’innovazione, come testimonia anche il premio ottenuto a Smau 2010 per la piattaforma condivisa di facility management, che ne pensa del cloud? Arriverà in aeroporto?
«Si, ma declinato nel modo enterprise corretto, cioè privato. Quindi dentro il datacenter».

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