Se la startup segue l’onda

La forza di rottura che ha sempre caratterizzato l’It si è affievolita.

A San Francisco si è appena tenuto il TechCrunch50 2009, una due-giorni dedicata alle startup tecnologiche, che assegna un premio di 50mila dollari a quella ritenuta migliore da una giuria di esperti che quest’anno comprendeva anche il creatore di Netscape, Marc Andreessen.

Lo ha vinto RedBeacon, un sistema online creato da fuoriusciti di Google, che fa ricerca di prestazioni professionali di base (dal giardiniere al personal trainer), ne compara i prezzi relativi e mette in contatto direttamente con il fornitore.

L’anno scorso vinse Yammer, praticamente un clone di Twitter in ambito aziendale, due anni fa Mint.com, un servizio di finanza personale online che ora è stato acquisito da Intuit, per 170 milioni di dollari.

Ai giurati, riporta il blog tecnologico del Financial Times, quest’anno pare siano piaciuti anche Citysourced, una bacheca civica per segnalazioni, esposti, lamentele, accessibile da smartphone, Threadsy (ennesimo social media) e AnyClip, una tecnologia che trova un preciso momento di un film partendo da una frase del copione e ne ripropone la clip.

Piccole aziende, cosiddette di servizi, che cercano di emulare con logica “wannabe”, i loro miti, Google, Facebook, Twitter.
Ma di quali servizi stiamo parlando? Comunicazione, ricerca (di persone, oggetti, parole) conteggio denari. Le solite cose, insomma: carine, magari utili, ma che a guardar bene non “servono”, ossia non sono imprescindibili, e comunque ritraggono un mondo sostanzialmente già visto.

Potrebbe essere il caso di rivedere la qualifica di queste aziende, allora, dato che più che essere “start-up” sembrano degli “smart follower”, se non fosse che la cosa poi obbligherebbe a chiedersi se c’è ancora qualcuno che inventa cose davvero nuove, sapendo già qual è la risposta.

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