Sale la febbre per Groupon

Anche la società tenta la strada della quotazione in Borsa e presenta le sue carte alla Sec.

Febbre da quotazione a Wall Street.
Se ne è parlato in merito a LinkedIn, a Twitter, a Zynga e ora si riparte con groupon.
La società avrebbe infatti presentato domanda alla Securities and Exchange Commission, per una Ipo (Intial Public Offering) dalla quale conta di raccogliere 570 milioni di dollari e per la quale ha chiamato Morgan Stanley, Credit Suisse e Goldman Sachs ad agire in veste di advisor.

La società non ha tuttavia al momento comunicato quante azioni intende immettere sul mercato, cifra invece fondamentale per capire l’effettiva valutazione dell’azienda che al momento sembra attestarsi tra i 20 e i 25 miliardi di dollari.

Groupon, che lo scorso anno era stata oggetto di una proposta di acquisizione da parte di Google per 5 miliardi di dollai, ha messo in evidenza, nella documentazione presentata alla Sec, la velocità della sua crescita. Dall’esordio su cinque mercati americani nel giugno del 2009, alla presenza in 42 ulteriori Paesi lo scorso mese di marzo; da una base di 152.000 iscritti agli attuali 83,1 milioni; dai 3,3 milioni di dollari di fatturato del secondo trimestre del 2009 ai 644,7 milioni del primo trimestre dell’esercizio fiscale in corso; dai 37 dipendenti degli esordi agli attuali 7.100.

Va detto però che nel contempo sono crescite anche le perdite, passate, nel trimestre chiuso lo scorso 31 marzo, a 146,5 milioni di dollari, contro utili per 8 milioni nel corrispondente periodo del precedente esercizio.

Non solo.
La società deve anche affrontare una concorrenza che è fatta di un gigante come Google, ma che potrebbe includere, lo ha lei stessa riconosciuta nelle carte depositate alla Sec, realtà del calibro di Microsoft e Facebook.

Nel piano di sviluppo presentato dal Chief Executive Andrew Mason, si parla di crescita anche attraverso acquisizioni, anche se la società non ha al momento alcuna operazione in corso, dopo aver rilevato il mese scorso per 204,2 milioni di dollari la tedesca CityDeal.

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