SaaS: il problema è far capire cos’è un servizio hosted

C’è ancora molto da fare a livello di formazione e informazione delle Pmi sul fronte dei vantaggi e della disponibilità di soluzioni cloud.

Un recente studio della School of Management del Politecnico di Milano ha mostrato come le Pmi italiane abbiano una conoscenza ancora superficiale del fenomeno dell’informatica “as a service”, fatto che ne frena sensibilmente la diffusione.

Per Maurizio Taglioretti, Channel Sales Manager Semea di Gfi Software, si tratta di un risultato che non sorprende e che è rappresentativo della situazione anche di altri paesi. Il problema di fondo, per Taglioretti, è «la mancanza di conoscenza e di comprensione di cosa sia realmente un servizio hosted, della differenza tra le diverse tipologie di offerta, e più in generale, un’educazione del mercato ancora carente».

Non si può pretendere, per il manager, che aziende che ancora non sanno come implementare un servizio hosted, e che non sono consapevoli dei rischi e dei benefici ad esso connessi, possano adottare questo tipo di approccio.

«Vediamo ancora oggi realtà aziendali in difficoltà nell’adozione ed implementazione di tecnologie di tradizionali on-premise – sostiene – con l’eccezione di antivirus ed antispam, che per la gran parte delle Pmi sono ormai diventate un obbligo, tanto che il percorso che le porterà verso servizi cloud per la fornitura di servizi di sicurezza, ad esempio, è ancora lungo».

Un altro problema che le aziende si trovano ad affrontare è il fatto che spesso l’approccio SaaS viene proposto loro come l’unica opzione percorribile, perché è il modo più efficace di ridurre i costi. Cosa anche vera, per Taglioretti, ma che però non elimina le preoccupazioni che a questo approccio rimangono correlate, ad esempio tutte quelle relative alla sicurezza.

«Nel corso degli ultimi anni – dice – Gfi ha introdotto una serie di soluzioni SaaS per la gestione remota, il monitoraggio delle reti, la sicurezza ed il filtering delle email. Contemporaneamente, insistiamo sul fatto che le aziende debbano avere una visione il più possibile chiara delle reali necessità della loro infrastruttura, della crescita che prevedono di avere e di quali servizi possano realmente portare beneficio al loro business».

Tra gli aspetti positivi del cloud rientra il fatto di poter mantenere l’approccio on demand, aggiungendo risorse solamente quando questo viene richiesto dal mercato, ad esempio, per poi tornare alla condizione ideale non appena l’urgenza si sia esaurita, senza bisogno di alcun preavviso o programmazione.

L’approccio ibrido di Gfi, sottolinea Taglioretti, nasce dalla considerazione che non tutte le soluzioni offerte in modalità SaaS siano adatte alle Pmi, mentre ci sono servizi disponibili nel cloud che lo sono perfettamente. Scegliere di adottare un mix di soluzioni SaaS e on-premise può rivelarsi una scelta vincente, perché permette di raccogliere i vantaggi di entrambi gli approcci senza per forza doversi curare anche dei rispettivi lati negativi.

Non c’è dubbio che Cloud computing e SaaS cresceranno nei prossimi mesi come rilevanza sul mercato, ma c’è ancora molto da fare a livello di formazione e informazione.

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