Riverbed: accesso e performance al centro del cloud

Lo specialista di Wan optimization ha diversificato nel tempo la propria proposta, soprattutto attraverso acquisizioni e partnership. Il chief strategy & product officer Eric Wolford commenta le più recenti evoluzioni della società.

Le reti aziendali si trovano oggi a dover affrontare il problema della gestione di una quantità di dati in ingresso in continua ascesa. Virualizzazione, consolidamento e cloud computing promettono consistenti risparmi e miglioramenti nell’efficienza, ma nel momento in cui gli utenti tendono a remotizzare sempre più i propri dati il possibile rallentamento nell’accesso e utilizzo delle applicazioni o del file transfer può facilmente mettere in stallo iniziative strategiche.

Riverbed vuole oggi occuparsi di queste problematiche, facendo evolvere la propria natura storica di fornitore di soluzioni per l’ottimizzazione delle Wan verso il più ampio concetto della gestione delle prestazioni “application-aware” delle reti, dell’application delivery e dell’ottimizzazione dei contenuti Web.
“Tutto sta andando in direzione del cloud – spiega Eric Wolford, chief strategy & product officer di Riverbed – e noi siamo in prima linea per soddisfare le esigenze di chi sta pensando all’implementazione di private cloud in un’ottica anche di consolidamento del parco installato. Anche il nostro prodotto core, l’appliance di accelerazione Steelhead, segue questa direzione, soprattutto per agevolare un accesso ai dati più rapido dai data center e far risparmiare consumo di banda. Solo con questo, l’investimento si ripaga in sei mesi”.

Una delle mosse più recente sul fronte degli sviluppi cloud è la partnership avviata con Akamai per l’integrazione delle appliance software Steelhead nei Pop e siti di colocation gestiti da Akamai, in modo da poter estendere l’ottimizzazione Wan a ogni tipologia di servizio cloud, anche di service provider che non siano già clienti di una delle due aziende: “In questo modo possiamo supportare gli utenti che vogliano utilizzare Office365 o Salesforce.com, anche se non abbiamo accordi specifici per ospitare i nostri acceleratori nei data center dei vendor di questi prodotti”, sottolinea Wolford.

Un’area di possibile sviluppo futuro per Riverbed, sempre in ottica cloud, è quella legata alle appliance Whitewater, che automatizzano il back up dei dati su storage esterni disponibili online. Queste soluzioni erano state inizialmente pensate per supportare l’archiviazione di dati con strumenti come Ibm Tivoli Backup Recovery Media Services e Symantec NetBackup, ma di recente il raggio d’azione si è esteso a Microsoft Azure e OpenStack. L’idea dietro Whitewater è di utilizzare lo stesso software di archiviazione familiare a ogni data center, spingendolo però verso lo storage cloud e lì applicare le funzioni di ottimizzazione Wan e deduplica che velocizzano l’archiviazione.

L’ampliamento di orizzonti di Riverbed è stato supportato, soprattutto in tempi recenti, anche da una regolare politica di acquisizioni. Appena prima delle vacanze estive, sono arrivati gli annunci riferiti a Zeus Technology e Aptimize. La prima produce software per la gestione del traffico e il load balancing di rete, mentre la seconda si occupa di ottimizzazione dei contenuti Web.
Queste acquisizioni si aggiungono a quella, un po’ più lontana nel tempo, di Cace Technologies, azienda cofondata dall’italiano Loris Degioanni (oggi senior director of technology in Riverbed) che già aveva esteso il raggio d’azione verso la diagnostica e il monitoraggio delle prestazioni di reti e applicazioni, in ambienti dove esistano data center centrali e uffici periferici che devono scambiarsi dati.
“Proseguiremo lungo questa strada – ha concluso Wolford – per supportare le aziende impegnate a sviluppare cloud privati o ibridi, risolvendo i problemi di prestazioni nello scambio di dati e applicazioni in modo semplice ed economicamente sostenibile”.

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