Con WebSoft si intendono le società che operano nell’internet retailing, nello sviluppo di software e dei servizi (social, search engine, web).

Ricerche e Studi (R&S) di Mediobanca ha pubblicato l’edizione 2018 dello studio sulle multinazionali mondiali, con un focus proprio sulle WebSoft corporation.

I colossi del WebSoft (Software & Web Companies) sono 21 delle 397 multinazionali di cui R&S Mediobanca traccia l’identikit.

Delle 21 corporation WebSoft, 13 hanno sede operativa negli USA, cinque sono cinesi e due giapponesi. L’Europa, e nello specifico la Germania, ha una sola società.

Nel 2017 le WebSoft hanno rappresentato il 4,8% del giro d’affari aggregato delle maggiori multinazionali mondiali. Inoltre, il 4,7% della forza lavoro, l’8,1% dei profitti e addirittura il 19,4% del valore di Borsa. Con ricavi più che raddoppiati dal 2013.

Boom delle WebSoft

Nel 2017, le 21 WebSoft hanno registrato un fatturato complessivo di 626 miliardi di euro, +123% sul 2013 e +12% sul 2016. Un dato eccezionale rispetto alla crescita più contenuta dei ricavi delle multinazionali manifatturiere e di TLC (entrambe +18% sul 2013). E alla contrazione dei ricavi di energetiche e utilities.

Inoltre, sottolinea ancora R&S Mediobanca, la corsa continua. Il primo semestre 2018 indica un’ulteriore crescita del +27% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.

R&S Mediobanca WebSoftAi primi posti spiccano i tre colossi americani, Amazon, Alphabet e Microsoft. Insieme, questi controllano la metà del fatturato aggregato del settore. L’azienda fondata da Jeff Bezos è prima grazie a ricavi per 148,3 miliardi di euro. Il 23,7% del totale aggregato, e una crescita media annua dal 2013 +24,3%.

Al secondo posto Alphabet, la holding di Google: con un fatturato di 92,4 miliardi di euro (+16,7%), determina il 14,8% del mercato. Chiude il podio Microsoft con 75 miliardi di euro (+3,7%) e una quota del 12%. A crescere maggiormente sono tuttavia le giovani cinesi Vipshop (+60,3%) e JD.com (+51,2%), seguite dall’americana Facebook (+50,7%).

Redditività e forza lavoro

La redditività industriale complessiva delle WebSoft è ottima, con un ebit margin del 18,4%, seconda solo a quella delle corporate farmaceutiche (25,5%). Rispetto al 2013, tuttavia, si rileva un calo (-3,4 p.p.). A differenza del lieve incremento registrato dalle multinazionali mondiali (ebit margin al 10,4%, +0,3 p.p.).

A brillare per redditività industriale sono ancora una volta le società americane. Con Facebook che segna un ebit margin del 49,7%, in aumento rispetto al 35,6% registrato nel 2013. A seguire Oracle (36,4%) e Booking (35,8%).

Nel 2017 le WebSoft occupano oltre 1,6 milioni di persone in tutto il mondo. Il dato è in aumento di 848 mila unità (+112% rispetto al 2013). Negli altri settori il tasso di crescita dell’occupazione è molto più contenuto. La manifattura registra un incremento del +1% e le telco del +4%, mentre cala l’occupazione nel settore energetico e nelle utilities. Ma questi incrementi dipendono in gran parte dalla massiccia strategia di acquisizioni dei colossi del WebSoft.

Amazon, con 566mila dipendenti (di cui 89mila rivenienti dalla Whole Foods Market rilevata nell’agosto 2017), si conferma primo “datore di lavoro” al mondo nel settore. L’azienda registra nel periodo 2013-2017 un incremento della forza lavoro del +382,5%.

Simile l’aumento dell’occupazione di JD.com che si posiziona al 2° posto con quasi 158mila dipendenti (+311,8%). A seguire Oracle con 137mila unità (+12,3%).

La crescita delle WebSoft cinesi

Nel 2017 le WebSoft più grandi, prosegue R&S Mediobanca, si confermano ancora una volta le statunitensi. Nei primi due posti troviamo sempre Microsoft (163,3 miliardi di euro di attivo tangibile) e Alphabet (148,3 miliardi di euro). Mentre Amazon (95,5 miliardi di euro) scalza Oracle, al terzo posto nel 2013.

Ma sono le società cinesi a ingigantirsi più velocemente. Al quinto posto si inserisce Alibaba (scalando cinque posizioni, dalla decima), al sesto Tencent (che era ottava) e al decimo Baidu (era 14esima).

In Borsa

È durata a lungo la luna di miele tra Borsa e WebSoft. Con un aumento medio nel periodo 2013-2017 di circa il 25% annuo, a fine 2017 le aziende analizzate valgono 3.623 miliardi di euro. Si tratta di oltre sei volte il valore dell’intera Borsa Italiana e più del Pil della Germania.

La sola Alphabet, il cui valore di Borsa è di 608,2 miliardi di euro a fine 2017, vale più dell’intera Borsa italiana, dove vengono scambiate le azioni di 325 società. La holding di Google guida la classifica delle WebSoft con maggior valore di borsa. È seguita da Microsoft (549,8 miliardi di euro), Amazon (472 miliardi di euro) e Facebook (427,6 miliardi di euro).

I dati più recenti indicano però un ripiegamento, evidenzia R&S Mediobanca. Dopo avere toccato la soglia dei 1.000 miliardi di dollari di capitalizzazione nel settembre 2018, Amazon ha ripiegato a 800 miliardi a metà novembre. Con lei tutte le principali WebSoft hanno perduto valore. Alphabet dagli 800 miliardi di dollari raggiunti a fine agosto ha ripiegato a circa 700 a metà novembre. Facebook, dopo aver superato i 500 miliardi a fine luglio, è scesa a 350 a metà novembre.

Controllo ai fondatori

Il principio “one share, one vote” non piace a diverse WebSoft. Alphabet, Facebook, ma anche le cinesi JD.com e Baidu, tra le altre, si sono dotate di una struttura a voto multiplo. Struttura che suddivide le azioni in due o più categorie con diversi diritti. Questo sistema permette ai soci fondatori, anche in virtù del loro ruolo “carismatico”, di mantenere il pieno controllo dell’azienda senza possederne la maggioranza del capitale.

Per quanto riguarda le tasse, nel 2017 circa due terzi dell’utile ante imposte delle WebSoft è stato tassato in Paesi a fiscalità agevolata. Tra questi Irlanda, Lussemburgo, Paesi Bassi e così via.

Ciò ha portato un risparmio di imposte pari a 12,1 miliardi di euro. Grazie a un tax rate effettivo del 31%, contro il 41% previsto. Nell’arco del quinquennio 2013-2017 il risparmio cumulato supera i 48 miliardi di euro.

La riforma fiscale varata dagli Stati Uniti nel dicembre 2017 ha tuttavia generato un gettito fiscale più ampio. Con le WebSoft che hanno contabilizzato quasi 18 miliardi di euro di imposte in più. Questi, sono in gran parte motivati dalla one-time transition tax conseguente al rimpatrio degli utili cumulati all’estero. In particolare Alphabet dovrà versare al fisco statunitense 8,5 miliardi di euro, Oracle 6,5 miliardi di euro e Facebook 2,1 miliardi di euro.

La situazione in Italia

La presenza delle WebSoft in Italia avviene tramite controllate. La loro sede è collocata per la quasi totalità nelle province di Milano e Monza-Brianza.

L’aggregato 2017 delle filiali italiane ha un fatturato di oltre 1,8 miliardi di euro e occupa più di 7.700 persone. Circa 1.100 dipendenti in più rispetto all’anno precedente.

Negli ultimi anni la struttura fiscale di queste filiali è stata oggetto di approfondite indagini, evidenzia ancora R&S Mediobanca. L’ultima in ordine di tempo ha portato alla recentissima chiusura del contenzioso tributario con l’Agenzia delle Entrate da parte di Facebook. L’azienda dovrà pagare oltre 100 milioni di euro. Facendo seguito agli altrettanti 100 milioni versati da Amazon e agli oltre 306 sborsati da Google.

L’indagine completa è disponibile per il download sul sito di R&S Mediobanca, a questo link.

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