Rfid sotto la lente del Mip

I risultati della seconda ricerca firmata Politecnico di Milano sull’uso della radio frequenza in Italia: 497 applicazioni per un mercato da 75 milioni di euro.

L’ultima ricerca realizzata dall’Osservatorio della School of Management del Mip, il Politecnico di Milano, sulla presenza dell’Rfid in Italia nel 2005 ha rappresentato un lavoro di un anno, costato circa 10 anni persona (e non più “uomo” in rispetto alle donne).

Giunta alla seconda edizione, l’indagine ha esaminato 497 applicazioni (o progetti) Rfid sviluppate presso 313 aziende (imprese e Pa), dalle quali si evince che i nuovi progetti sono stati 203 (+70% rispetto al 2004).

Il risultato ha portato a quantificare in 75 milioni di euro il mercato complessivo dell’Rfid nel nostro paese, dei quali il 93% è stato realizzato dai nuovi progetti mentre la restante quota è andata ai servizi dopo le vendite.

In particolare, i 69,5 milioni spesi in nuovi progetti sono stati realizzati nel trasporto persone (32%, settore che comprende non solo il ticketing, ma anche asset management e identificazione/autenticazione), nelle utility e Pa (15%), nell’automotive (11%), nei trasporti e logistica (8%), nell’edutainment (7%) e in altri manifatturieri (5%), mentre una quota del 22% rientra sotto la voce altro. Nel complesso, quindi oltre il 70% va al mondo dei servizi. Valutati in base alle soluzioni applicative, i 69,5 milioni hanno visto il ticketing (pagamenti) aggiudicarsi una quota del 36%, seguito dal supporto alle operation (28%), asset management (11%), identificazione/autenticazione (10%) e logistica di magazzino (9%).

La ripartizione del mercato calcolato lungo la filiera dell’offerta, vede la progettazione e produzione hardware aggiudicarsi il 21%, mentre il 16% va alla rivendita di hardware, l’integrazione si prende un 22% mentre un 20% è dovuto alla progettazione e sviluppo software, un 6% alla rivendita software e un 15% alla consulenza.

L’analisi delle dimensioni dei progetti ha evidenziato che ben il 74% sono di taglia piccola (sotto i 50mila euro, pari al 16% del mercato) mentre solo l’1% è oltre il milione di euro (39% del mercato).

Sulle prospettive di crescita di questa tecnologia, il Mip ha evidenziato che esiste un certo ottimismo presso gli operatori del settore, che tuttavia potrebbe crescerebbe molto di più se tra i fattori che condizionano questo mercato non ci fosse in Italia il vincolo sull’emissione di potenza Uhf (Ultra high frequency), che ancor oggi non sono liberalizzate dal ministero della Difesa, anche se Francesco Troisi, direttore per la pianificazione dello spettro radioelettrico del ministero delle Telecomunicazioni ha detto di aver aperto in merito un tavolo di confronto su questo fronte e ha iniziato a fare sperimentazioni per arrivare a risolvere il problema delle frequenze. Attualmente la tecnologia contemplata nella specifica Iso18000-3 (Iso 15693-14443 A/B) con frequenza di 13,56 MHz è meno performante e più costosa della tecnologia Uhf, ma è l’unica che in Italia può essere utilizzata senza particolari restrizioni.

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