Reti wireless sempre più veloci

Diventano più economiche le soluzioni a 11 Mbps, ma il nuovo standard 802.11g permette di quadruplicare la velocità di trasferimento dei dati

ottobre 2003 In questa prova confrontiamo 11 soluzioni wireless basate
sui tre standard validi per il mercato europeo: 802.11b, 802.11b+ e 802.11g, capaci
rispettivamente di una velocità di trasmissione di 11, 22 e 54 Mbps.

Velocità solo teoriche
Il dispositivo può funzionare a 54 Mbps solo in una condizione ambientale
teoricamente perfetta, ma sull’effettiva velocità di trasferimento
influiscono diversi fattori, ostacoli o interferenze.

L’802.11g è lo standard che ha le potenzialità
per dominare il mercato. Più veloce, meno sensibile ai disturbi e agli
ostacoli e di conseguenza raggiunge una maggiore copertura. Inoltre Intersil,
la società che ha sviluppato il protocollo di trasmissione OFDM
ha appena rilasciato la tecnologia PRISM Nitro, presente nel
router di SMC, la quale promette miglioramenti della velocità di trasmissione
del 50% in ambienti di lavoro con solo periferiche 802.11g e del 300% con periferiche
802.11g e 802.11b presenti contemporaneamente.

In un reale ambiente di lavoro non abbiamo però notato questo miglioramento,
l’SMC 2804WBR è stato sì uno dei più veloci ma l’Access
Point di Sitecom senza PRISM Nitro ha ottenuto gli stessi risultati.

La compatibilità tra gli standard
L’802.11b è lo standard più diffuso nel mondo con circa
20 milioni di installazioni. Per questo nonostante la superiorità di
802.11b+ e 802.11g è ancora fiorente la produzione di apparecchiature
in questo standard.

La caratteristica comune di questi tre standard è la compatibilità.
Si può acquistare una periferica dell’ultima generazione 802.11g
e inserirla in una rete 802.11b, e viceversa, senza problemi di funzionamento,
tranne un decadimento delle prestazioni nelle periferiche più veloci.
Anche gli apparati nel non ufficializzato standard 802.11b+ possono funzionare
in reti 802.11b e g, sebbene solo alla velocità dello standard più
lento, 11 Mbps.

Non è stata cosa facile mantenere la compatibilità in quanto
802.11b, b+ e g utilizzano tre diversi metodi di codifica del
segnale per la trasmissione, rispettivamente CCK (Complementary
Code Keying), PBCC (Packet Binary Convolutional Coding) e OFDM
(Orthogonal Frequency Division Multiplexing).
Il CCK è un codice di codifica
a 64 bit e funziona solo con la tecnologia di trasmissione DSSS (Direct Sequence
Spread Spectrum), la quale divide il flusso dei dati in tante piccole parti
da spedire su un canale frequenza.
PCBB è un metodo di codifica sviluppato
da Texas Instruments, più efficiente di CCK è in grado di raggiungere
la velocità di trasmissione di 22 Mbps e aumentare la copertura della
rete wireless del 30 per cento.
Infine OFDM divide il segnale digitale in tante
sottofrequenze parallele trasmesse simultaneamente.

In una rete domestica dove le distanze sono limitate, la banda passante disponibile
in 802.11b e b+ è adeguata. Anche l’802.11b+ è stato oggetto
di un rinnovamento tecnologico con la nuova modalità 4X, la quale in
teoria quadruplica la massima velocità di trasmissione. Ancora non siamo
riusciti a notarne il beneficio in un ambiente reale, con la modalità
attivata le prestazioni non sono molto diverse da quelle senza 4X (si nota un
miglioramento del 10%). Il sistema sembra essere basato su un principio di compressione
dei dati. Nell’invio di due file di pari dimensioni, uno composto da un’immagine
BMP comprimibile e uno da un’immagine JPEG già compressa, il file
BMP ha impiegato la metà del tempo. La modalità 4X non funziona
quando l’AP è impostato per fare da Bridge e con i dispositivi
802.11b ha qualche problema di comunicazione.

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