Reti e ambiente si fanno strada nelle aziende dei distretti industriali

I sistemi produttivi territoriali stanno puntando su strategie di ecososteniblità, di miglioramento della classe imprenditoriale e investono in reti di collaborazione.

Nei
distretti industriali italiani si fa strada la cultura d’impresa. Infatti nel 2°
Rapporto
dell’Osservatorio Nazionale Distretti Italiani quasi il 60% degli imprenditori
presi in esame nel ha indicato tra le priorità dei cambiamenti l’innalzamento
della qualità della classe imprenditoriale.
Un’impresa più sofisticata quindi rispetto al passato, non più concentrata in
modo esclusivo sull’innovazione del prodotto, ma piuttosto capace di guardare
anche al mercato in cui tale prodotto sarà collocato.

Emerge
però una contraddizione tra l’esame dei dati ufficiali e quanto dicono gli
imprenditori. Infatti, secondo le analisi dei bilanci delle aziende, effettuate
da Banca d’Italia, stiamo assistendo a una progressiva riduzione della
specializzazione settoriale dei sistemi industriali. Il comparto
“tessile-abbigliamento”, per esempio, vede calare al proprio interno la quota di
fatturato assorbita dal comparto di specializzazione principale di circa 10
punti percentuali al Nord Ovest e al Centro e di oltre 6 punti al Nord Est. Nei
settori delle calzature, del mobilio e dei minerali non metalliferi, la
riduzione è meno intensa ma significativa (5/6 punti).

Chiamati
dal Censis a rispondere sui principali fenomeni di cambiamento in corso nelle
aziende dei distretti, al contrario, quasi la totalità degli imprenditori (92%)
ha indicato che l’orientamento è verso nicchie di mercato molto specializzate,
attraverso strategie che quasi esasperano la qualità e la personalizzazione del
prodotto, mentre solo l’8% dice che l’azienda è indirizzata verso mercati di
massa con prodotti generici.

E’
sempre più intenso nei distretti il dibattito sulla funzione e sul valore delle
reti d’impresa, incentivate dai Contratti di rete, previsti dalla legge
33/2009. Al riguardo, molto saldi appaiono i legami funzionali tra imprese all’interno
dei distretti, specie nel caso delle cosiddette “reti di produzione”, che si
configurano, in larga misura, come rapporti di subfornitura dagli intrecci
sempre più articolati. Altre forme di collaborazione vanno dai consorzi per
l’export e l’internazionalizzazione agli acquisti in comune di materie prime. Nessuna
contrapposizione o esclusione, quindi, tra reti e distretti, bensì uno
strumento in linea con l’esigenza di maggiore flessibilità.

Le
previsioni per il breve periodo indicano l’adesione di circa il 27% delle
imprese distrettuali a qualche forma di collaborazione formale che le inserisca
in un network.
Iniziano, infine, a farsi strada le reti tra aziende distrettuali per attività
di smaltimento rifiuti e per la depurazione.

Quali sono ancora gli ostacoli da superare per le aziende distrettuali per
agganciare saldamente la ripresa? A riguardo, gli imprenditori hanno le idee
chiare: scarsa disponibilità di liquidità
finanziaria, difficoltà di ricambio generazionale, sia per i lavoratori che per
gli imprenditori, mancanza di personale qualificato, concorrenza sleale di
imprenditori stranieri.

Una nuova
propensione che va delineandosi invece tra i distretti è l’innovazione in
materia di sostenibilità ambientale e la sfida ambientale che sta poco a poco
diventando un importante fattore di competitività, un valore aggiunto per le
produzioni italiane, specie in un momento di crisi economica come quello
attuale, nonché un fattore economicamente conveniente.

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