Red Hat: vocazione enterprise con il cloud nel cuore

In occasione del lancio di Red Hat Enterprise Linux 6 un’analisi dell’approccio al mondo server, alle applicazioni, ai servizi e ai nuovi paradigmi del cloud.

Red Hat ha rilasciato Red Hat Enterprise Linux 6 , la versione numero 6 delle sua piattaforma per il mondo aziendale, con l’obiettivo ambizioso di “preparare il terreno per i sistemi operativi server del prossimo decennio”.
L’affermazione è di Gianni Anguilletti, country manager di Red Hat Italia, che spiega come la nuova soluzione rappresenti la base di cui le aziende clienti necessitano per implementazioni fisiche, virtuali e cloud.

Anguilletti invita a buttare a mare tutti i “pregiudizi” che ancora circondano il pinguino, come la presunta difficoltà di utilizzo e di gestione, su cui si sono fatti giganteschi passi avanti.
Se così non fosse, non si spiegherebbe come mai Linux stia prendendo piede in maniera così massiccia in ambito aziendale.
Un ragionamento un po’ pedissequo, forse, che Anguilletti supporta con quel che dicono gli analisti sul “futuro positivo dell’open source nei processi business critical”, e sull’erosione di quote di mercato nei confronti dei sistemi proprietari, come Windows Server, e, ancor di più, di Risc/Unix, lasciando apertissima la battaglia su Solaris.

Due-tre numeri che dicono tutto? “Oggi, Red Hat detiene il 30% del mercato dei sistemi operativi nel settore dei server, il 65-85% del mercato open source a seconda della società di analisi, può contare sulle attività di una comunità di due milioni di sviluppatori in tutto il mondo, e investe una somma ingente per i servizi a supporto”.
Giusta chiosa, visto che proprio la mancanza di supporto è una delle accuse maggiori che concorrenti e qualche utente muovono agli operatori Linux.

La missione è complicata, visto che dall’altra parte c’è la potenza di fuoco di Microsoft, che ha dalla sua un’offerta di applicazioni molto più vasta, più facilità d’ingresso nelle aziende, la pigrizia degli utenti sempre restii al cambiamento.
Insomma, il giudizio resta sospeso, ma in questi anni ci sono molti tentativi dei fan dell’open source di giocare solo sul proprio terreno, di affermare la “ideologia”, di non partecipare a tutti i costi a una guerra di religione contro i sistemi proprietari.
Sarà così (Anguilletti ricorda l’arrivo del nuovo Ceo Jim Whitehurst, una persona più realista del re..), ma la “guerra” è oggettiva, sta nelle cose.

La strategia della società è contraddistinta da scelte coraggiose (contraddittorie, secondo alcuni osservatori), come la rinuncia a supportare Xen, su cui oltretutto l’impegno è andato via via scemando, per privilegiare Kvm in vista di migliori virtualizzazioni e, soprattutto, di una presenza della società in ambito cloud computing, che Red Hat giudica sistema ideale per superare quello che denuncia da tempo, cioè l’obsolescenza del modello tradizionale di vendita del software.

Rhel 6 è indirizzata in particolare a chi vuole migrare da Unix a Linux, e si propone come alternativa a Microsoft Windows Server.
Centinaia le novità e gli aggiornamenti tecnologici, tra le più importanti: una piattaforma applicativa ottimizzata per implementazioni enterprise di grandi dimensioni, gestite centralmente; una migliore efficienza, con le più recenti generazioni di sistemi hardware altamente scalabili; prestazioni, flessibilità e sicurezza in ambiente virtuale, sia per sistemi host che per sistemi guest; un ampio supporto a funzionalità tese a minimizzare l’impatto ecologico e la “carbon footprint” dei sistemi It; una piattaforma per implementazioni stabili e di lungo periodo, capace di integrare nuove tecnologie per implementazioni fisiche, virtuali e cloud.

Più nel dettaglio, i miglioramenti vanno da un’ottimizzazione del kernel per resource management, Ras, prestazioni, scalabilità, virtualizzazione e risparmio energetico, a un ambiente di sviluppo esteso e conforme agli standard, fino a un’ampia serie di aggiornamenti applicativi, lato server e desktop. La tecnologia di virtualizzazione è essenziale, dando nuova spinta alle attività di consolidamento e permettendo la transizione verso modelli di cloud computing scalabili ed economicamente sostenibili.

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