Red Hat tra cloud computing e open source

La società si ritaglia un ruolo da catalizzatore tra le community mondiali, i partner tecnologici e i clienti.

Nonostante la crisi, Red Hat, società di spicco nella fornitura di soluzioni open source, nel secondo trimestre (chiuso il 31 agosto) ha realizzato un fatturato mondiale di 183,6 milioni di dollari, che rappresentano una crescita del 12% sullo stesso periodo del 2008, mentre l’utile netto si attesta su 28,9 milioni, che si confrontano con i 21,1 milioni di un anno prima.
Complessivamente nel primo semestre le revenue hanno raggiunto i 358 milioni (+11,5%) con un utile di 47,5 milioni (+23,6%).

Giustificato, quindi, l’ottimismo di Werner Knoblich, vice president and general manager Emea della società, che sottolinea come sempre più l’open source sia visto come un’opportunità per le aziende e per società come Red Hat, il cui ruolo è quello di fungere da catalizzatore tra le community mondiali, i partner tecnologici e i clienti. E proprio i clienti chiedono di essere supportati per trovare con l’open source le soluzioni migliori che consentano loro di essere competitive, risparmiando sui costi del software.

La società da tempo è impegnata ad aumentare il portfolio per il middleware, che è il suo mercato di riferimento, e attualmente sta puntando su virtualizzazione (Red Hat Enterprise Virtualization è in beta da giugno), dal momento che la recente versione 5.4 di Enterprise Linux è stata studiata per offrire maggiori funzionalità di virtualizzazione con l’integrazione della tecnologia Kernel-based Virtual Machine e della Intel VIrtualization Technology per Direct I/O e I/O Virtualization.

Ma prosegue anche l’impegno sul fronte cloud computing in seguito alla disponibilità di JBoss Enterprise Application Platform 5.0, un middleware che abilita le piattaforme applicative Java di nuova generazione.

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