Razionalizzazione e investimenti per uscire dalla crisi

Lo sostiene Veritas Software alla luce di una analisi commissionata a Dynamic Markets per indagare sugli effetti della recessione sulle aziende europee e sudafricane.

20 novembre 2002 Bilanci, licenziamenti, dismissioni e vendita di asset alla mano, la crisi che ha investito il comparto dell’Information & Communicaton Technology, e i suoi protagonisti, è sotto gli occhi di tutti. Compresi quelli di Veritas Software – fornitore statunitense di soluzioni software di storage management – che, a tale proposito, ha commissionato alla società di ricerca Dynamic Markets un’indagine sugli effetti della recessione economica sulle aziende europee e sudafricane.
Condotta su un campione costituito da 603 dirigenti impiegati in aziende con più di 500 dipendenti in Germania, Francia, Uk, Benelux, Italia, Spagna, Svezia, Svizzera e Sud Africa, la ricerca ha evidenziato come oltre il 40% delle aziende interpellate non sia pronto ad affrontare la ripresa dell’economia.

Ma andiamo con ordine. Sebbene l’81 delle imprese del Vecchio continente e sudafricane abbiano riconosciuto le negative ripercussioni esercitate dall’attuale recessione sui rispettivi business, il 40% di quelle interpellate in Inghilterra, e il 32% di quelle sentite in Germania, hanno optato per un periodo di ‘ibernazione’. A scegliere la via del risparmio o dell’investimento allo scopo di ottenere margini competitivi e risparmio dei costi sono state, invece, il 98% delle aziende svedesi. Allo stesso tempo, tra il 19% delle 117 aziende che hanno
dichiarato di non aver subito danni dalla recessione, solo un quinto riconosce
che ciò è dovuto a una serie di investimenti effettuati in diversi settori prima
dell’inizio della crisi.

Non stupisce, allora, che il 48% delle 486 aziende su 603, che hanno dichiarato di aver subito contraccolpi dalla recessione, ha ridotto i budget, mentre il 38% li ha congelati, il 29% ha sospeso investimenti giudicati rilevanti e un quarto ha rinviato i propri progetti a tempo indeterminato. In compenso, il 42% delle stesse ha optato per una serie di ristrutturazioni interne, il 31% è ricorso al licenziamento di una parte del proprio personale, mentre il 14% ha scelto la strada della dismissione di filiali e centri di produzione.
Su tutto, però, colpisce che l’8 del totale indagato dalla società di ricerca inglese sia ricorso alle proprie riserve di cassa, e il 19% le abbia addirittura ridotte nel tentativo di rimanere operativo.


Ciliegina sulla torta, ma non certo una novità per gli addetti ai lavori, la consapevolezza che l’hardware e i sistemi che una società ha ‘in casa’ non siano fatti lavorare a regime ottimale. Ad ammetterlo è la metà dei responsabili It europei e sudafricani interpellati nell’indagine. Un po’ meno scontato il fatto che, del 46% di coloro che si dicono consapevoli del sotto-utilizzo, il 45% continui ad acquistare nuovo hardware. Il livello di utilizzo dello stesso considerato accettabile varia, poi, da intervistato a intervistato, così pure i controlli sui dispositivi in questione.

Ma, a dispetto di sprechi e confusioni, l’indagine condotta da Dynamic Markets si chiude con una nota positiva. Ben due terzi dei dirigenti interpellati considerano, infatti, realizzabile una ripresa economica già nel corso del 2003, mentre solo il 14% del campione non prevede sviluppi favorevoli prima del 2004, e oltre.

E l’Italia? Nell’eterno dilemma se in un momento di crisi sia meglio investire o aspettare che ‘smetta di piovere’, l’82% delle 50 aziende interpellate hanno dichiarato di aver sofferto dell’andamento economico negativo. Di queste, il 22% ha affermato di sopravvivere grazie alle riserve di cassa, mentre il 51% ha dichiarato di aver mantenuto gli investimenti in ricerca e sviluppo. Con ciò, solo il 27% delle aziende interpellate ha adottato un approccio attivo nei confronti della recessione. Come se non bastasse, il nostro risulta il Paese con i più ridotti investimenti nel comparto It. Ecco, forse, spiegato perché – insieme agli svizzeri – risultiamo i meno fiduciosi nel
futuro.

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