Ray Ozzie: è l’ora del software service-enabled

La parola al guru dei servizi di Microsoft. I nuovi modelli di business? iPod e Blackberry.

Ampia eco sulla stampa statunitense ha avuto l’intervento pubblico di Ray Ozzie, entrato in Microsoft in veste di nume tutelare dell’area servizi.
Un discorso che ha in un certo senso chiarito molto bene a cosa porterà la riorganizzazione attuata in azienda poche settimane fa e tutta giocata su una maggiore integrazione tra i vari componenti dell’offerta Microsoft.
Senza appigliarsi a perifrasi, Ray Ozzie è andato dritto al sodo, citando quelli che nella sua visione rappresentano i perfetti esempio di connubio tra hardware, software e servizi: iPod e Blackberry.
In entrambi i casi, sostiene Ozzie, gli utenti non pensano ai singoli componenti dell’insieme, ma ne valutano l’utilizzo: riproduzione di musica, email in mobilità.
In entrambi i casi, è la sostanza, il servizio è parte integrante dell’offerta.
E grazie alla multiforme accezione nella quale la stessa parola servizio può essere utilizzata, Ozzie ha sottolineato come per Microsoft vi siano molteplici opportunità di espansione.
La questione, ha precisato Ozzie, non si limita a una ricorsa su Google, ma assume connotazioni decisamente più ampie. È ora di pensare a software “service-enabled”, in grado davvero di cambiare il modo in cui ognuno utilizza la tecnologia, indipendentemente dal fatto che si tratti di consumer o di enterprise.
Forse l’obiettivo più facile da raggiungere è quello del mondo consumer, che addirittura può preferire i servizi basati su Internet al download di software.
Un po’ più complesso è convincere le aziende a portare fuori dai data center i software d’impresa.
Microsoft ci sta provando, sostiene Ozzie, ma è ancora all’inizio.
Farà da sola e farà con i partner. In realtà si prospetta un cammino lungo anni, nel quale la stessa azienda dovrà imparare a implementare un nuovo business model.
Come Google insegna?

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