Rapporto Vem, cresce in Italia il venture capital

Sono stati 43 i nuovi investimenti nel 2011 (+40% rispetto al 2010 e il doppio rispetto al 2009). Per il 2012 il trend si mantiene positivo, trainato soprattutto dal comparto Ict.

Il rilancio del sistema
Italia passa anche attraverso le startup.

È quanto emerge dal Rapporto
di ricerca Venture Capital Monitor – Vem
, realizzato
dal’omonimo osservatorio attivo presso la Liuc – Università Cattaneo di Castellanza, in
collaborazione con Aifi, Associazione Italiana del Private Equity e Venture
Capital e lo Studio Legale Bird & Bird, con il contributo di Sici (Sviluppo Imprese Centro
Italia Sgr) e il supporto di Dedalus.

Il 2011 ha visto 43 nuove
operazioni di investimento
nel nostro Paese (+40% rispetto al 2010 e
raddoppiate rispetto al 2009). Rapportando il dato all’intero mercato degli
investimenti iniziali in capitale di rischio italiani (128 deal), il segmento dell’early
stage rappresenta oggi oltre un terzo dell’intero mercato
. Nel complesso, dal 2004
a fine 2011, le società partecipate sono 183, di cui circa l’86% ancora in
portafoglio.

La tenuta del mercato
italiano dell’early stage è, inoltre, rafforzata dal primo semestre 2012, che si
riconferma sui valori espressi nell’anno precedente. Nel dettaglio, i primi sei
mesi del 2012 hanno visto il closing di 17 nuovi investimenti contro i 19
realizzati nel medesimo periodo del 2011.

Circa le dinamiche di
mercato, gli operatori di venture capital attivi in Italia hanno investito in media
un milione di euro per l’acquisto di una quota di partecipazione mediamente
pari al 40% del capitale. Le società target, al momento dell’ingresso dell’investitore,
presentavano una vita media di 2 anni. Esse sono localizzate prevalentemente
nel Nord Italia
(Lombardia) e il settore maggiormente attraente è stato il
comparto Ict con la predominanza di Web e relative applicazioni mobile.

Il fatturato medio delle
società in cui si è investito è di circa 1,5 milioni di euro, realizzato con
una forza lavoro composta da 11 unità. In crescita anche le
operazioni di seed capital (finanziamento dell’idea).

Dall’analisi effettuata risulta che l’operatore medio
di venture capital attivo in Italia ha investito prevalentemente in S.r.l.,
riservandosi il diritto di nomina di propri
rappresentanti negli organi sociali e il diritto di veto sulle delibere di carattere straordinario.
La disciplina dell’exit è tesa a privilegiare la vendita dell’intero capitale della società target
e a evitare che l’imprenditore possa cedere la propria partecipazione senza il
consenso dell’investitore.

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