Rapporto Ice, le imprese italiane attraggono poco gli investitori esteri

Nel 2009, il rapporto tra stock di investimenti diretti esteri e prodotto interno lordo italiano è stato solo del 18,6%, più basso della media mondiale. Ma nonostante abbiamo intrapreso con ritardo la via della internazionalizzazione produttiva, stiamo recuperando posizioni.

Il nostro Paese, nonostante abbia intrapreso con ritardo la via della
internazionalizzazione produttiva, sta recuperando posizioni. A renderlo noto è
l’Istituto nazionale per il Commercio Estero (ICE) nel Rapporto “Italia
multinazionale 2010” sull’andamento degli investimenti diretti esteri (IDE) in
entrata e in uscita dall’Italia.

Tra il 2007 e il 2008, il numero delle filiali all’estero di imprese italiane è
cresciuto del 2,3 per cento, portandosi quasi a quota 23.000. Analogo incremento ha
interessato il numero degli addetti, stimabile in 1.350.000 unità. Una crescita
più sostenuta, il 4,2 per cento in più rispetto all’anno precedente, si è avuta
per il fatturato generato da queste succursali, che ha superato, nel 2008, 460
miliardi di euro, a fronte di una crescita inferiore delle esportazioni
italiane di beni e servizi.

Sono 15 i Paesi Ue con il maggior numero di partecipate da imprese italiane
(9.346 al 1°gennaio 2009, pari al 41% del totale delle partecipazioni
all’estero), seguite ad ampia distanza da quelle dell’Europa centro-orientale
(4.040, il 17%). Elevato anche il numero di partecipate in Nord America (2.592,
11,4%) e in America Latina (1.993, l’8,8%). La presenza in Asia e Pacifico,
sebbene sotto la media, si sta rafforzando grazie a una crescita media che tra
il 2001 e il 2009 è stata del 55% per numero di imprese partecipate e del 57%
in termini di fatturato (2.215 in Estremo Oriente, il 9,8% del totale di cui
1.030 in Cina).

Permane invece il ritardo sul fronte dell’atrattività degli IDE: il rapporto
tra stock di IDE in entrata e PIL è più basso della media mondiale (18,6%
contro 30,7% nel 2009). Le imprese italiane partecipate dall’estero nel 2008
sono state poco più di 7.600, gli investitori circa 4.200 e i dipendenti
932.000. Il fatturato è stato pari a circa 497 miliardi di euro.

Su un totale di 4.190 investitori nella nostra penisola al 1° gennaio 2009,
circa 3.000 provengono da paesi europei, quasi un quarto dalle imprese del Nordamerica.

Il manifatturiero rappresenta un settore prioritario sia per gli investimenti
in uscita (con circa 6.400 imprese estere partecipate, oltre 880mila dipendenti
e 205miliardi di euro di fatturato al 1° gennaio 2009) che per quelli in entrata
(2.500 imprese, 517 mila dipendenti e 212 miliardi di euro di fatturato). Va
sottolineata anche l’importanza degli investimenti in e out nel commercio
all’ingrosso che superano il manifatturiero in termini di numero di imprese
(non invece, per numero di dipendenti e fatturato).

La distribuzione sul territorio nazionale delle imprese estere con
partecipazioni nell’industria manifatturiera premia le regioni del Nord-Ovest
(56%) seguite da quelle del Nord-Est (26%) ma sta aumentando anche il peso del
Centro (12%). Resta invece marginale il numero di partecipazioni nel
Mezzogiorno (tra il 1986 e il 2009, il numero di imprese partecipate è
aumentato solo del 7,8% e il peso rimane esiguo, 6,1%).

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