Rai Net, Quando la Rete va in Tv

Rai Net incontra i blogger romani esperti di nuovi formati crossmediali. Sul tavolo i risultati ottenuti, i vincoli tecnico-legali e le proposte per un futuro innovativo. Ecco la Rai che ti ascolta.

Anche in Rai arriva la Catch-Up Tv, la fruizione di molti contenuti broadcast che restano disponibili on-line per alcuni giorni dopo l’evento. In assoluto non è una novità neanche per l’Italia, ma si tratta di un nuovo tassello della offerta della tv pubblica, che in questo caso arriva dopo altri operatori (La7 e Mediaset), ma con la forza dell’offerta streaming e on-demand.
Quindici canali streaming, 21 canali web tematici, Replay Tv sui primi tre canali Rai e un catalogo titoli on-demand e podcast in continuo aumento sono i principali elementi della proposta della struttura Rai che si occupa di contenuti on-line. I numeri hanno sempre dato ragione a Rai Net, ma nel contesto internazionale qualche falso mito e soprattutto ambiti nazionali diversi avevano fatto ritenere che nell’on-line la Rai stesse nelle retrovie.
I recenti risultati, però, sciolgono le nebbie. In termini di page views e utenti unici, infatti, l’online Rai ha superato i numeri spagnoli, anche se è lontana da quelli francesi e tedeschi, e l’idolatrata Gran Bretagna in realtà fa numeri davvero piccoli. I responsabili del servizio hanno voluto festeggiare la nuova “classifica” condividendo dati e progetti con un gruppo di esperti del settore del mondo 2.0. Anche qui in modo innovativo, ribaltando oneri ed onori, ovvero chiedendo conferme sul suo percorso e ascoltando critiche e proposte per continuare ad accelerare.

Evoluzione del diritto internazionale

Per formarsi un parere sul percorso della struttura, un elemento è centrale: Rai Net non ha l’obbligo di fare profitto, quindi può investire nei progetti il totale della raccolta pubblicitaria. Si ripropone di aumentare la propria audience e la rilevanza delle sue proposte all’interno della Tv tradizionale.
La progettualità interna è elevata, ma risente di vincoli per lo più invisibili dall’esterno: basti pensare alla situazione dei canali Rai ex satellitari, che durante lo switch-off al digitale non sono disponibili in analogico ma solo online, quindi molti italiani non possono più seguirli sul televisore.
Molto interessante è la problematica del diritto d’autore, che in realtà si sperde in molti rivoli che rendono impossibile la trasmissione on-line di eventi del passato e del presente: alcuni artisti riescono a tutelare i diritti sulla propria immagine anche nei decenni passati, le liberatorie degli ospiti di trasmissioni seguono tempi e regole farraginose ed imprevedibili e spesso per le immagini a documento il contratto non prevede esplicitamente la fruizione su Internet. Ecco perché questa divisione della Rai non può pubblicare alla cieca per poi eventualmente “spubblicare”, come si dice in gergo, un video contestato; ecco perché non è possibile affidarsi tout court a soluzioni di Drm.

Il format dall’on-line al broadcast

E’ quindi chiaro perché uno dei punti forti dell’innovazione di Rai Net è nella contrattualistica. Lo stesso concetto di format deve evolvere dall’attuale cristallizzazione televisiva ad una forma più ampia, a partire proprio dall’approccio ai diritti. In quest’ottica Rai Net vede tre filoni principali per i contenuti: produzioni esterne alla Rai (sport, cinema, fiction, documentari), prodotti interni alla Rai (più o meno recenti) e produzioni dirette di Rai Net.
L’area “Net” offre già alla Rai “tradizionale” alcuni strumenti per le sue trasmissioni, dalla multivideochat in diretta al serbatoio di provini Nuovitalenti.rai.it. Ma molto deve arrivare, grazie a nuovi formati crossmediali, proposte d’ibridazione tra broadcast e on-line e anche nuove tariffazioni per contenuti on-demand, visto il grande successo di Rai Net su fasce di età media ed adulta.

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