Quando Internet vola basso

Un’analisi fuori dal coro sull’effettivo impatto dell’iniziativa dei pc i sedicenni.

I comunicati stampa che arrivano dal ministero per l’Innovazione hanno
toni sempre trionfali.
Come quello di qualche tempo fa nel quale il ministro
Stanca dichiarava che “l’Italia ultima in Europa nel 2001 oggi è tra i Paesi
più tecnologici
”.
Ovviamente questo eccellente risultato è frutto di
iniziative come quella del pc ai ragazzi di 16 anni.
Qualcuno però conserva
qualche dubbio su questa iniziativa. Francesco Daveri, professore straordinario
di Politica economica presso la facoltà di Economia dell’Università di Parma e
collaboratore del sito la voce.info che settimanalmente sforna ottimi articoli
che si occupano di economia, contesta però questo trionfalismo.
In un
articolo intitolato “Vola (basso) con Internet” il docente analizza i dati
partendo da uno studio dell’università di Padova nel quale si dice che “l’iniziativa, pur presentando ricadute positive e sfruttando la trasmissione di conoscenze dai figli ai padri, è stata soprattutto un regalo del Governo a chi aveva già dimestichezza con il pc. E, in parallelo, un contributo alle case produttrici (estere) e ai distributori (italiani) di pc, con buona pace dell’obbiettivo dichiarato di accrescere l’alfabetizzazione informatica degli italiani”.
Secondo i dati Istat infatti l’utilizzo dei buoni con il bonus di 175 euro è “strettamente correlato con il possesso di un pc a una data precedente rispetto all’adozione della misura di incentivazione”.

L’articolo che trovate sul sito www.lavoce.info riporta alcuni grafici che
dimostrano la tesi che alla fine è piovuto soprattutto sul bagnato.
Non che questo sia di per sé negativo, osserva
Daveri, solo che è il caso di chiedersi se tutto questo (l’ammodernamento del
parco pc) debba avvenire con l’impiego di risorse pubbliche.
Se poi ricordiamo che l’obiettivo era aumentare
l’alfabetizzazione informatica si può tranquillamente concludere che forse non
tutto è andato per il verso giusto.
Il docente dell’Università di Parma però
non si ferma alla critica.
E conclude osservando che, visto che alla fine
sono soprattutto i ragazzi delle regioni più ricche ad avere utilizzato il
bonus, perché la prossima volta non si prova a valutare in anticipo gli effetti
delle politiche che intende attuare magari sondando anche le ragioni che hanno
spinto a utilizzare o non utilizzare il bonus?

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