Quando il software mette lo zampino in Borsa

Il caso Livedoor in Giappone riporta all’America del 1987 e aiuta a riflettere sulla necessità di far fronte alle situazioni critiche.

Quello fra Ict e Borse sembra proprio un rapporto senza mezze misure.

I titoli spesso sono protagonisti di cavalcate fantastiche (vedi Google) o
di crolli rovinosi (molte meteore della new economy) e anche sul fronte delle
attrezzature hi tech il rapporto sembra contrastato.
Sarà perché la
quotidiana operatività delle contrattazioni in tutto il mondo, che avviene ormai
per via telematica senza particolari problemi, per i giornalisti non fa notizia
ma non è inusuale il fatto che dietro un crollo in Borsa ci sia anche lo zampino
di qualche software un po’ troppo stupido o intraprendente.

Succede alla
Borsa di Tokio, specchio di un Giappone che sembra avviato verso una crescita
sostenuta dopo anni di stagnazione, dove (guarda caso) il portale Internet
Livedoor, emblema del nuovo capitalismo del Sol Levante, scopre di avere non
utili interessanti ma perdite drammatiche.

Una Enron con gli occhi a
mandorla, copione già visto in Occidente, ma un po’ più soprendente per i
giapponesi.
Che si spaventano e danno il via alle vendite in Borsa.
Ma
le richieste sono troppe e il software della Borsa di Tokio non ce la fa a
reggere.
Il limite di 4,5 milioni di transazioni al giorno sta per essere
raggiunto e la Borsa alza bandiera bianca.
Chiude.
Un po’ come i bambini
che all’oratorio quando perdevano si portavano via il loro pallone non gioca
più.
“Nel paese leader della tecnologia elettronica il sistema informatico della Borsa si è rivelato obsoleto”, scrive Federico
Rampini su Repubblica.
E la memoria corre a quel 19 ottobre 1987 quando
l’indice Dow Jones di Wall Street crollò del 22%.
Dietro il crollo c’era
anche qualche seria ragione economica.
Sta di fatto però che in breve Wall
Street recuperò la perdita che fu amplificata da quei maledetti programmi di
vendita automatica che quando il listino raggiunse un certo livello fecero
partire migliaia di ordini di vendita che affossarono la situazione.

Miliardi di dollari sono stati bruciati a Tokio e a New York dove due
aziende (le due Borse) non hanno saputo rispondere in modo adeguato a situazioni
critiche.
Situazioni che a diversi livelli sono presenti in qualsiasi
azienda che, tanto per dirne una, devono fare fronte a quotidiane esigenze di
sicurezza.
Sicuri che tutto sia in ordine?

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