Quando il Millennial arriva in azienda

Un’indagine condotta da Ca Technologies e NetConsulting evidenzia il ruolo della generazione Millennial verso le imprese e il mondo del lavoro nel suo complesso. Tanto social, tanto cloud, poca sicurezza.

Stanno occupando, in queste ultime settimane, le pagine dei quotidiani di tutto il mondo. Da New York ad Atene, passando per Spagna, Inghilterra, Italia, sono la generazione Millennials, giovani tra i 18 e i 30 anni, un esercito di 92 milioni di individui nei soli Stati Uniti e di 150 milioni in tutta Europa.
Nuove generazioni che premono per entrare nel mondo del lavoro e destinate a cambiare radicalmente il modo in cui il lavoro è vissuto e concepito.
Un fenomeno sociale di fronte al quale le aziende, in primis quelle americane, si sono trovate impreparate: perché l’ondata delle nuove generazioni porta con sé una serie di innovazioni sia nel modo di vivere l’azienda sia nella fruizione di nuove tecnologie.

Per meglio comprendere il fenomeno, Ca Technologies ha condotto uno studio approfondito, in collaborazione con NetConsulting, mettendo a confronto studenti universitari e imprese con l’obiettivo di comprendere come sono cambiate le nuove generazioni, quali sono le loro attitudini, quali le loro capacità e come tutto questo si sposa con il mondo delle imprese.

Una premessa è d’obbligo.
I millennials non sono i nativi digitali.
È una generazione nata con i pc, laddove i nativi digitali hanno almeno una decina di anni di meno, e la loro relativa ma superiore maturità rispetto ai digital native fa sì che la loro presenza all’interno delle imprese sia già palpabile, già reale, tanto che lo studio Ca Technologies – Net Consulting stima in un 19,3% l’incidenza dei Millennials sulla forza lavoro complessiva.

I Millennials posseggono e utilizzano quotidianamente portatili, cellulari, smartphone, così come quotidianamente, e in ogni caso con assiduità, fanno uso di servizi online per la condivisione o l’archiviazione dei dati o per l’acquisto di contenuti e applicazioni.
Sono dunque un’utenza che ha una importante familiarità con molti dei fenomeni che ruotano intorno al concetto esteso di cloud, così come è per loro consuetudine utilizzare social network per condividere opinioni e idee, tanto da vivere le tradizionali email come un mezzo di comunicazione forse un po’ obsoleto, da riservarsi a occasioni prettamente formali.
Consuetudine e familiarità con gli strumenti cloud e social sono senza dubbio un’ottima opportunità per le imprese, che devono tuttavia fare i conti con un interesse e una sensibilità piuttosto scarsi nei confronti delle tematiche legate alla riservatezza dei dati, alla tutela della privacy e della sicurezza.

In effetti, pur dichiarandosi a parole poco fiduciosi nei confronti della privacy garantita dai social network, i Millennials condividono senza difficoltà il proprio indirizzo mail, informazioni su gusti e abitudini, dati anagrafici.

Affacciandosi al mondo del lavoro, i Millennials si aspettano di poter comunque continuare a fruire, con una certa costanza per di più, degli stessi strumenti social che utilizzano nella vita privata e nell’ipotesi di un veto o di un limite aziendale, di fronte a una compatta maggioranza che accetterebbe il nuovo status quo, non risulta poi così piccolo lo zoccolo duro degli irriducibili, disposti a utilizzare strumenti personali o addirittura a manomettere i sistemi di protezione esistenti.

In azienda, il Millennial si aspetta di utilizzare sia strumenti personali sia dispositivi aziendali, con qualche preferenza per i dispositivi privati laddove siano concepiti come più avanzati tecnologicamente rispetto a quelli adottati dall’azienda, è convinto di continuare a fruire di una serie di servizi online, reputa ancora importante la presenza fisica in ufficio.

E le imprese?
Cosa significa, per una azienda, portarsi in casa un Millennial?
Di primo acchito i benefici sono evidenti: la generazione Millennial ha meno bisogno di formazione, conoscono già gli strumenti, la loro ”messa a bordo” costa meno. E in più sono flessibil e meno restii ai cambiamenti.
Concretamente, questo potrebbe tradursi in una più facile implementazione, da parte delle imprese, di team cross-funzionali o cross nazionali, così come nell’opportunità di ridisegnare i processi in modo tale da poter garantire un accesso alle risorse e alle competenze a prescindere dal luogo fisico di lavoro.

Sulla carta il modello funziona, ma le aziende, sostiene lo studio, non sono ancora pronte e mostrano un livello di preoccupante arretratezza sia sulla gestione delle infrastrutture, sia sull’implementazione di soluzioni che abilitino il lavoro da remoto e la collaborazione, sia ancora sulla sicurezza: emerge, in buona sostanza, un diffusa impreparazione delle imprese a ridisegnare se stesse non sulla base di modelli gerarchici bensì su modelli cooperativi.
E se è vero che non mancano i fattori di spinta, soprattutto un notevole incremento della produttività e dell’efficienza, è altrettanto vero che le resistenze culturali continuano a rappresentare l’ostacolo maggiore.
Tanto da far pensare che le imprese si stiano oggi preoccupando dei digital native, senza essersi davvero resi conto di aver già i Millennials in casa.

C’è una cura per tutto questo?
Secondo Ca Technology si, visto che la società ha stilato un proprio decalogo proprio per guidare le aziende ad accogliere al meglio le nuove professionalità che entrano nella loro organizzazione.
Fondamentale, per iniziare, è considerare i millennial come capitale umano pregiato, al quale dare leadership e ascolto, così come è fondamentale, ed è questo il secondo ”comandamento” è fornire loro strumenti adeguati di comunicazione e condivisione: un gap troppo marcato tra gli strumenti di uso personale e privato non giova all’operatività dell’individuo ma nemmeno all’immagine dell’impresa.
Il terzo richiamo è a non sottovalutare il tema della privacy quando si ha a che fare con i Millennial, né (quarto ”comandamento”) la sua fiducia nei social network.
Nel contempo, però, è importante non porre eccessivi ostacoli e blocchi, ricordandosi di una qual certa insofferenza del Millennial nei confronti delle regole.
Attenzione alle infrastrutture, recita il sesto ”comandamento”: il Millennial è un avido consumatore di infrastruttura. Meglio monitorarlo.
Il settimo invita a incoraggiare il lavoro da remoto e l’ottavo a dar vita a team estesi e cross funzionali.
Sull’utilizzo dei device personali in ambito lavorativo, meglio un atteggiamento laico. Il Bring Your Own Device consente al dipendente di mantenersi aggiornato alle ultime tecnologie, ma richiede un forte coinvolgimento di chi segue le tematiche relative alla sicurezza in azienda.
Infine, ed è questo l’ultimo dei comandamenti di CA Technologies, importante è considerare i Millennial come trait d’union verso i clienti finali, valorizzandone la carica innovativa.

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