Pubblicità. Internet e il digitale cambiano lo scenario

La tv in tutto il mondo resta sovrana. Ma avanzano le nuove forme di comunicazione. L’incubo Pvr

Nel mondo c’è sempre più pubblicità. Spinto soprattutto dai Paesi emergenti
come la Cina il bilancio mondiale dell’advertising segna un saldo positivo per
il 2005 del 5%. I dati certificati dall’International advertising association
segnalano anche che salute, cosmesi, finanza ed entertainment sono i settori
principali a livello mondiale, mentre in Italia sono le telecomunicazioni con
finanzia, media ed editoria a risultare le voci più importanti. Ovviamente la tv
è l’assoluta protagonista, ma i segnali di crescita più importanti che
coinvolgono tutti i principali Paesi arrivano da Internet che sta rapidamente
guadagnando consensi.



Secondo Paolo Duranti
, managing directori di Nielsen media research Italia, nei primi tre mesi di quest’anno la crescita dell’on line tricolore è stata vicina al 50% rispetto allo scorso anno. Tutto questo dopo un 2005 che ha segnato per l’Italia un crescita del 20% che in altri Paesi europei come Germania, Francia e Uk è stata anche superiore. Le aziende di tutto il mondo stanno scoprendo la rete con investimenti che per il momento non sembrano togliere spazio agli altri mezzi ma si aggiungono. Il ruolo della televisione, però, non è in discussione. “Negli Stati Uniti – ha osservato Duranti – il 90-95% degli investimenti complessivi vanno ancora negli spot televisivi da 30 e 15 secondi”.



Sullo sfondo avanza però l’incubo
Pvr
. Il personal video recorder che permette di saltare gli spot. E
così se da una parte Philips annuncia l’arrivo del telecomando che non
permetterà di far scorrere la pubblicità dall’altra fioccano le indagini secondo
le quali nel 2007 la penetrazione del Pvr sarà negli Usa del 18% (inizialmente
si era più ottimisti) e, a seconda degli studi, dal 40 al 75% degli utenti
salteranno gli spot. In Gran Bretagna, invece, entro il 2010 il personal video
recoder dovrebbe essere acquistato da cinque milioni di famiglie la metà delle
quali farà a meno dell’advertising.

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