Prudenza nelle strategie dei carrier

In una tavola rotonda, i top manager di Telecom Italia-Tim, Wind, Vodafone e Fastweb illustrano rischi e opportunità della convergenza

I clienti vogliono veramente la convergenza fisso-mobile e i servizi innovativi? Oppure continueranno semplicemente a telefonare e mandare SMS, i servizi che a oggi rappresentano insieme il 95% dei ricavi degli operatori mobili? E quali sono i problemi da risolvere per proseguire nel percorso dell’innovazione? Di questi temi si è parlato in una tavola rotonda organizzata dal Politecnico di Milano alla presenza di quattro veterani delle Tlc italiane, portavoce di altrettante primarie aziende del settore: Ermanno Berruto, responsabile network architecture and planning di Wind, Livio Borgogno responsabile core network del Gruppo Vodafone, Pietro Porzio Giusto, manager di Telecom Italia – Tim e Guido Roda, direttore network services and architecture di Fastweb.


L’impressione generale è quella di un atteggiamento molto prudente nel valutare nuove iniziative, soprattutto se riguardano il mercato consumer, lento a recepire l’innovazione tecnologica. Sembra esserci maggiore interesse, invece, verso le corporate, dove l’integrazione fisso mobile potrebbe attecchire presto.


«L’esperienza che abbiamo ricavato in questo periodo – ha detto Berruto di Wind – è che non c’è per ora una grande richiesta nell’area consumer, per problemi banali, quali il fatto che oggi il numero fisso appartiene a un’abitazione e, volendo unificare il telefono fisso e quello mobile, non si sa a quale membro della famiglia dovrebbe essere assegnato. Il concetto del numero personale è più interessante per il business, soprattutto per le piccole realtà, dove i responsabili sono spesso fuori azienda, per ridurre i costi o per avere un unico fornitore per i servizi di Tlc». Il manager ha ricordato che la telefonia mobile quando è stata lanciata rispondeva a un bisogno primario, quello di essere contattati, mentre i servizi multimediali arricchiscono la comunicazione, con il video o le fotografie: è normale, perciò che non riscontrino lo stesso successo.


Anche Porzio Giusto di Telecom Italia ha sottolineato che i clienti non hanno un interesse per la convergenza in sé, ma vogliono telefonare in qualunque posto si trovino, indipendentemente dalla tecnologia. «Sono solo interessati ai costi – ha detto -, e noi operatori per la linea di casa possiamo offrire un prezzo più basso». Il portavoce dell’ex monopolista ha messo in luce il vero problema di quello che definisce «ambiziosissimo piano di integrazione completa» fra Tim e Telecom Italia: la struttura dei costi. Partendo dal presupposto che il costo del trasporto dei bit oggi è del tutto trascurabile, anche su lunghe distanze, le vere differenze si hanno sulla rete di accesso: nel mobile è radio, una risorsa limitata, mentre nel fisso è il doppino o la fibra, esclusivamente dedicati all’utente e che richiedono un grande investimento per essere posati. «Nel fisso – ha spiegato il manager – ha estremamente senso proporre tariffe flat, e questo sta accadendo nell’offerta di telefonia tradizionale, un tempo basata sui minuti. Nel mobile, invece, non è pensabile, perché un utente esperto troverebbe il modo di occupare il canale tutto il giorno, saturando la rete». Porzio Giusto ha affermato anche di non temere la concorrenza del VOIP, che ha avuto successo grazie alle tariffe flat, ormai disponibili anche per la telefonia tradizionale. «Oggi il VOIP è un mezzo tecnologico – ha affermato -, qualcosa che riguarda i tecnici e non più i commerciali". Sullo stesso tema è intervenuto anche Berruto di Wind: "Skype sta avendo un grosso impatto sul mercato. Alcuni però sostengono che l’obiettivo fondamentale sia stato raggiunto con la vendita a eBay, ovvero che i cosiddetti "pure player" non abbiano una grande possibilità di successo e debbano cercare una convergenza con altri fornitori per offrire un bouquet di servizi».


Livio Borgogno di Vodafone, operatore mobile puro, ha riportato il discorso sul tema della semplicità d’uso, considerata un elemento vitale per ogni servizio. «Per la convergenza fisso-mobile – ha sostenuto – in questo momento bisogna adoperare terminali ancora troppo complessi per il mercato consumer, anche se c’è un interesse, per esempio, per le telefonate a casa, o attraverso gli hot spot, a tariffe più competitive. Nelle corporate, invece, c’è un telecom manager dedicato a ridurre i costi all’interno dell’azienda e a individuare i servizi più utili ed è quindi più interessante». I terminali multistandard WLAN/3G o WLAN/2G sono ancora pochi e presentano molti problemi, per esempio la durata della batteria, o la presenza di una doppia antenna. «L’industria deve ancora lavorare – ha esortato Borgogno – perché i terminali sono un punto chiave per l’adozione dei servizi da parte del mercato».


L’intervento di Roda di Fastweb ha, invece, sottolineato come la convergenza sia oggi fattibile, dal punto di vista tecnico, soprattutto per un operatore giovane che già dispone di una rete basata su IP. «Esiste l’opportunità di ampliare l’offerta – ha specificato Roda – facendo accedere i servizi anche in mobilità, tenendo conto del fatto che alcune tecnologie di accesso wireless, come 802.11n e WI-MAX, unitamente al back end, rendono questa convergenza fattibile dal punto di vista tecnologico anche se con complessità che vanno risolte». Per quali applicazioni? Prima di tutto la voce, con priorità sul mercato business, per esempio con l’integrazione con i sistemi informativi e la possibilità di ampliare la user experience con la presence o l’instant messaging.


Tuttavia, per Fastweb servirebbe un partner del mobile, e accordi di questo tipo in Italia non se ne sono ancora visti. «Noi siamo un operatore di rete fissa – ha affermato Roda – e non possiamo intraprendere da soli un percorso di integrazione. In Inghilterra Bt ha potuto farlo». In Italia dal 2000 c’è la possibilità di fare accordi con uno dei 4 operatori mobili o di diventare operatore mobile virtuale, ma senza l’obbligo di accettare la richiesta.

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