Professionisti dell’Ict disperatamente cercasi

la domanda di figure specializzate è in continua crescita, ma trova ancora deboli riposte causa della mancanza di personale con skill tecnici precisi

Malgrado la crescita della new economy risulti costante in Italia e in Europa, l’incremento del mercato risulta essere frenato dalla carenza di figure professionali. Lo skill shortage (così è definita la mancanza di risorse umane adeguate a colmare la richiesta del comparto) è in aumento e le previsioni parlano di un accentuarsi della situazione nel 2001.


I dati sull’occupazione Ict

Se analizziamo la situazione dell’occupazione, sia a livello nazionale sia mondiale seguendo le rilevazioni del recente Rapporto Assinform sull’occupazione Ict nel 2001, realizzato dall’Associazione nazionale delle aziende di informatica e Tlc in collaborazione con la Facoltà di Scienze Statistiche dell’Università di Milano Bicocca e NetConsulting, si evidenzia innanzitutto come dal ’98 a oggi nel settore siano nate ben cinquemila nuove aziende, molte delle quali al Sud, il che ha comportato una crescita degli occupati pari a 47mila unità. Dal ’98 al 2000 la nascita di nuove imprese si è soprattutto concentrata su ditte individuali che sono cresciute del 20% e su società di capitali aumentate dell’8 per cento.


Osservando il contesto a livello territoriale, emerge, poi, un significativo dinamismo da parte del Sud Italia, in particolare Campania, Basilicata, Puglia e Sardegna, dove l’incremento del 2000 sul ’98 va dal 10 al 15 per cento. In particolare si evidenzia l’area di Lecce, dove l’aumento è del 21,4 per cento. Al Nord, nel periodo in esame, i migliori trend di crescita sono stati riscontrati nel Nord-Est e in particolare nell’area del Brenta e soprattutto in Friuli, tra Udine e Pordenone, l’incremento di nuove imprese ha raggiunto valori tra il 15 e il 20 per cento. Il settore dell’Ict si è, dunque, dimostrato quello con i più alti tassi di crescita dell’intero tessuto produttivo nazionale, superiore all’industria e ai servizi.


Cresce il numero degli addetti


Complessivamente, quindi, nel 2000 l’area dell’Ict ha visto salire del 3,7% il numero degli addetti (era però del 5,7% nel ’99 sul ’98), attestandosi a complessive 533mila unità. Da tempo, le maggiori opportunità di impiego sono offerte dall’area software e servizi, i cui dipendenti sono passati da 233mila unità nel ’98 a quasi 264mila nel 2000, rappresentando circa il 49,5% dell’intera forza lavorativa del settore.


Un ritrovato dinamismo si è verificato negli ultimi anni anche nell’area hardware, dove gli addetti nel 2000 hanno raggiunto le 56mila unità, pari a una crescita sul 1999 del 4,4% e a una quota, sul totale Ict, del 10,6 per cento.
L’area servizi e apparati di Tlc, pur avendo un peso del 32,8% sulla forza lavoro complessiva (era però del 33,7% nel ’99), ha segnato nell’ultimo anno una crescita di solo l’1%, passando dai 173mila addetti del ’99 ai quasi 175mila, frutto di un trend di assestamento che sconta gli incrementi ben più sostenuti degli anni passati.

Se allarghiamo l’analisi degli addetti Ict anche sul fronte delle aziende utenti (come banche, industria, Pa, utility e via dicendo) vediamo che le cifre si dilatano notevolmente, in quanto presso queste ultime realtà sono stimati in 407mila gli addetti con funzioni Ict e 94mila con skill Ict high profile. Il totale porta dunque a oltre un milione gli esperti in Ict nel nostro Paese.


Un contributo notevole all’occupazione di figure specializzate nell’Ict è venuto negli ultimi tempi dalle piccole e medie imprese, in quanto in realtà da 1 a 9 dipendenti la crescita di personale (ingressi al netto delle uscite) è stata del 9,2% nel 2000, del 6,7% nella fascia da 10 a 49 addetti, del 5,5% in quelle da 50 a 249 addetti e solo del 2,5% nelle imprese con più di 250 dipendenti.

Uno sguardo al mondo e all’Europa


Allargando l’orizzonte al resto del mondo, secondo una delle più recenti ricerche disponibili, quella dell’Ocse (condotta nel 2000 ma riferita al 1997) l’81,6% degli occupati nell’Ict apparteneva ai sette Paesi più industrializzati e solo il 34,7% ai Paesi dell’Unione europea. Per quell’anno si era calcolato che il totale dei lavoratori del settore fosse pari a circa 12,8 milioni, di cui il 36% era presente negli Stati Uniti.

Restringendo il campo all’Europa, secondo l’ultima indagine dell’Eito nel 2000 le risorse professionali impegnate nell’Ict sono state 9,1 milioni, ma, evidenzia l’Eito, la domanda era per 10,3 milioni di professionisti, quindi un ammanco di risorse di 1,2 milioni. Un gap che però è destinato a crescere ancora, ma forse non ai livelli prospettati un anno fa sulla base della crescita di figure registrata tra il ’99 e il 2000 e calcolata in un 44 per cento.


Gli analisti mettono in evidenza che la fame delle aziende è soprattutto di nuovi professionisti con competenze relative alle tecnologie Internet e, secondo un’indagine di Accenture, per il 2002 è stato calcolato che negli Stati Uniti saranno circa 5,8 milioni i lavoratori esperti di Internet e 3 milioni in Europa. In particolare, di questi il 34% sarà assorbito dalla Germania e il 28% dal Regno Unito, mentre alla Francia toccherà un 19%, all’Italia un 11% e un 7% alla Spagna. m.r.

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