Privacy: Ardemagni, «D’accordo con il Garante»

Il direttore dei servizi di sicurezza Emea di Verisign ci dice la sua sul pronunciamento del Garante.

Sul pronunciamento di ieri del Garante per la privacy circa l’applicabilità dei controlli alla navigazione Web in un contesto aziendale, abbiamo chiesto un parere a Paolo Ardemagni, che è vice president dei security services Emea di Verisign, ovvero della società che con la propria azione garantisce e tutela la sicurezza delle transazioni online di enti, istituzioni, società dei comparti Tlc e finanziario in tutto il mondo.


Ardemagni, manager italiano con solidi trascorsi nel settore della sicurezza (una per tutte, sua l’attività di consolidamento della posizione di Symantec in Italia) è esperto di sicurezza e gran divulgatore dei concetti che ne stanno alla base.


«Mi trovo sostanzialmente d’accordo con il garante – dice Ardemagni dal suo quartier generale europeo di Ginevra -. Di certo il bene informatico
se aziendale, dev’essere tutelato e quindi soggetto a possibili controlli. Però, la navigazione non si può fermare. Sarebbe come impedire a qualcuno di fumare una sigaretta».


Dalle prime parole, quindi, emerge la posizione di un manager che conosce la portata del fenomeno Internet, ne comprende le ripercussioni, e intende favorire la diffusione delle informazioni via Web. Il che vale non solo per il tramite tradizionale del pc, ma anche utilizzando i dispositivi più vari, come i Pda o i telefoni cellulari.


E, difatti, la mette anche sul piano culturale: «Sta all’azienda – prosegue – comunque creare una linea educativa atta a rendere il mezzo informatico utile per tutto».


Non basta, quindi, emanare una norma, nominare qualcuno che la tuteli o ne verifichi gli eventuali abusi, ma è necessario che il media Internet sia effettivamente interiorizzato dall’azienda come uno strumento di produzione, di crescita, non invasivo, ma nemmeno invadente della privacy individuale.


Le persone, possiamo sintetizzare, sono fatte di corpo, istinti e idee. E quando lavorano debbono poter esprimerle. Le norme devono tutelarle, non reprimerle. Con, ovviamente, qualche distinguo.


«Il fenomeno della pornografia – sostiene Ardemagni – deve e può comunque essere controllato. Non credo che farebbe piacere anche ai colleghi che
qualche impiegato passi il suo tempo vedendo immagini poco convenienti
nel “Simulmondo”. Un’azienda si deve tutelare. E l’educazione é il vero il driver per limitare i danni».


Diffusione della cultura e non repressione. Questa può essere una buona sintesi del pensiero di chi, quotidianamente lavora per far si che ciò che accade in rete non sia fonte di minacce e insicurezze.

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