PriceWaterhouseCoopers promuove le dot.com europee

A sorpresa una recente indagine a cura di PriceWaterhouseCoopers ha mostrato come una percentuale estremamente importante di Internet company siano in realtà profittevoli, soprattutto grazie a un’attenta politica di controllo dei costi e al riesame del proprio business model.

Arriva come un fulmine a ciel sereno e in un attimo
fa vacillare la convinzione diffusa che le dot.com navighino in cattive
acque.

Non è così, almeno stando ai dati diffusi da
PriceWaterhouseCoopers che, prendendo in considerazione un campione di società
francesi, tedesche, olandesi e inglesi indagate un anno fa, ha stabilito che un
buon 90% di quest’ultime stanno, per dirla con un eufemismo, “ancora a
galla”.

Quelle che hanno fatto registrare i risultati finanziari migliori
sono, per il 66% dei casi, dot.com tedesche seguite con un 61% da quelle olandesi e
per un 49% da quelle francesi.

Deludono un po’ più del previsto
invece quelle inglesi, profittevoli solo nel 24% dei casi indagati.

Gli
approcci adottati per salvaguardare il proprio business variano naturalmente da
società a società e da Paese a Paese.
Mentre quelle tedesche e quelle
inglesi si focalizzano maggiormente su una politica di taglio dei costi, quelle
francesi indirizzano i propri sforzi per migliorare la qualità dei propri
prodotti.

Quel che è certo è che, rispetto un anno fa, le dot.com sono
più caute nell’ampliare il proprio staff. A caratteristiche quali flessibilità,
creatività e capacità di assumersi rischi, oggi si preferiscono le passate
esperienze lavorative.

Ciò che non cambia invece rispetto al passato è la
forte dose di “dinamicità” legata a questo genere di società e l’alto grado di
motivazione riscontrato nei dipendenti che ne fanno parte.

A sorpresa, rispetto
le previsioni di un anno fa, le società attive nel segmento business to consumer
sono cresciute più velocemente rispetto a quelle che operano nel business to
business.   



 

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