Polycom: facciamo la visual society

Idee e soluzioni per collaborare a distanza, faccia a faccia. E domani avremo un mare di video room.

C’è un trend che merita seguire e che ci parla di Unified Communication. Un quadro dove c’è dentro tutto il mondo per come lo conosciamo adesso: quella visual society che si prende l’80% delle attività comunicative che si fanno quotidianamente, rimanendo fuori solo quella scritta.

Cosa sta accadendo ce lo spiega Daniel Weisbeck, marketing manager europeo di Polycom. E ovviamente lo fa in telepresenza, stando lui a Londra.

In sintesi: il video ormai è arrivato sul desktop, ergo i servizi video puntano sul cloud; le comunicazioni unificate stanno diventando consuete a tutti i livelli di impresa (non solo quelle grandi), i dispositivi mobili, forti della loro connotazione plastica, si stanno adattando allo scenario e entrano con buon passo nel gioco iniziato, la videocomunicazione si ritaglia uno spazio di azione dietro al firewall, ossia per i rapporto B2B. E in tutto questo accade che le applicazioni consumer arrivano al business. Ossia, quel che si conosce e si usa nel quotidiano, entra in azienda dalla porta principale.

Con questo quadro davanti la visione di Polycom è di abilitare quella che viene definita la face-to-face collaboration a distanza. Cosa serve per farlo? Un bridge, che poi è l’Uc intelligent core, qualcosa che è stato costruito mettendo insieme 700 brevetti e 50 milioni di righe di codice.

Energia intellettuale, insomma, di cui Polycom mena, a pieno titolo, vanto e che la porta a creare, per esempio, protocolli per la trasmissione in alta qualità come H.264 High profile.

Come si porta questa Uc in Italia, e a chi? Per Armando Trivellato, nuovo Area Vice President Iberia and Italy, il nostro paese ha un mercato potenziale di 800mila imprese. A loro Polycom propone infrastruttura e software di comunicazione, sfruttando la rete esistende, interna ed esterna all’azienda, ossia quella fornita dai carrier.

Sono parti dell’azione realtà come Microsoft, Ibm, Avaya, Bt, Siemens, Samsung, Broadsoft e Juniper.

Proprio grazie alla partnership con Microsoft è stata realizzata un’integrazione nativa dei telefoni Polycom con Lync, la la nuova piattaforma di comunicazione unificata di Redmond.
Il che non esclude che i videosistemi di Polycom possano lavorare con altre piattaforme, come quelle di Avaya e Siemens.

Il “cavallo di battaglia” per l’impresa, così definito da
Stefania Calcaterra, Managing Director di Polycom Italia,
è il sistema Hdx4000, costituito da un dispositivo codec più un video, per comunicazioni uno-a-uno, ma che può fungere anche da bridge per altri 3 utenti, che possono diventare 10 con un bridge Mcu e ancora di più con licence desktop per l’utilizzo su laptop.
L’Hdx9000 è il top di gamma, per sale riunioni con video presenza, comandabili con un touch control room, un pannello a tocco che prende il posto del “classico” telecomando, per gestione chiamate, zoom e quant’altro.

L’ultimo prodotto rilasciato in ordine di tempo è il sistema Otx300, dove Otx sta per Open telepresence experience. Ossia, è il cuore pulsante di quelle experiences room che abbiamo avuto modo di provare, colloquiando con Londra.
Vista ampia, audio coerente, body language pienamente apprezzabile. Non ci si guarda ancora negli occhi, ma c’è tempo per farlo.

E oltre le aziende, un business per il futuro sarà senz’altro quello delle video room, che avrà al centro service provider che offriranno spazi di video presenza. Già lo fanno, negli Usa costano 200 dollari all’ora. Ma quando l’offerta sarà più ampia il prezzo calerà e la metodologia diventerà popolare. Banche e retailer potrebbero essere in prima fila per diventare fornitori di servizi in tal senso.

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