Pmi: associazioni italiane chiedono un patto europeo anticrisi

a cura di Euroreporter.eu

“Occorre un impegno straordinario”, si legge nel documento, “per dare al Piano europeo di Ripresa Economica della Commissione Europea un livello di spesa e di articolazione degli interventi che possa restituire fiducia alle imprese, ai lavoratori, alle famiglie e dare ai cittadini europei il senso di appartenenza ad una Istituzione che “fa la differenza” perché è in grado di assicurare un sistema più trasparente, equilibrato ed equo in tutti i settori della vita economica e sociale”.

Le associazioni che gravitano attorno alle Pmi chiedono un patto europeo incentrato su quelle che sono le questioni chiave per i 2,8 milioni di micro, piccole e medie imprese  che rappresentano:

•    Rendere obbligatoria l’attuazione dello Small business act attraverso un’apposita iniziativa legislativa da parte delle istituzioni europee  
•    un più facile accesso al credito, con l’attivazione di una forma di contro-garanzia europea dei consorzi fidi e lo sblocco dei fondi BEI con destinazione prioritaria e diretta alle Pmi
•    accelerazione dei tempi di pagamento da parte delle pubbliche amministrazioni e riduzione degli oneri burocratici del 25% entro il 2012
•    revisione delle aliquote IVA a sostegno delle attività ad alta intensità di manodopera, dell’offerta turistica italiana e la possibilità di una fiscalità di vantaggio per il Mezzogiorno;
•    aprire gli appalti pubblici alle Pmi attraverso un sistema di quote o corsi preferenziali per la microimprenditoria sul modello di quanto realizzato negli Usa e in Giappone
•    riduzione degli oneri amministrativi in materia ambientale attraverso la semplificazione dell’apparato regolatorio
•    realizzazione di una maggiore concorrenza del mercato interno con il perseguimento di una effettiva liberalizzazione dei servizi energetici;
•    rafforzamento delle politiche in materia di infrastrutture, trasporti e logistica;
•    modernizzazione del mercato del lavoro e della formazione con l’introduzione di nuove forme di flessibilità regolata a sostegno dell’occupazione;
•     inserimento del terziario (commercio, turismo e servizi) nei programmi per la Ricerca e l’Innovazione;
•    adozione di politiche improntate alla valorizzazione del capitale umano e dell’istruzione

L’Unione europea è un importante laboratorio per nuove idee, per raggiungere nuovi traguardi sulla liberalizzazione dei mercati e l’abbattimento delle frontiere, obiettivi che ad oggi sono stati raggiunti “parzialmente” per quanto riguarda il settore delle Pmi.

Secondo il documento le piccole aziende che costellano il mercato europeo “percepiscono e vivono ancora troppi svantaggi” connessi principalmente alla burocrazia e alle regole e “ritengono insufficienti” le politiche messe in atto dall’Unione europea per far crescere l’imprenditoria del Vecchio continente.  

L’Unione europea ha poi un ruolo di primordine nel combattere le tendenze protezioniste e nazionaliste innescate dalla crisi, proprio sulla base dell’esperienza di economia sociale e mercato unico che rappresenta.

Partendo da queste argomentazioni l’imprenditoria chiede a Bruxelles di parlare con una “voce sola” sulla scena politica internazionale (Wto, Fondo monetario internazionale) per valorizzare a livello mondiale il contributo economico e sociale delle Pmi.

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