Più Soa nell’application server Oracle

La Release 3 dell’As 10g supporta le architetture orientate ai servizi. Mentre le future Oracle applications saranno certificate per WebSphere.

Oracle ha presentato all’OpenWorld di San Francisco la Release 3 del proprio Application Server 10g, già pronta il linea di massima e prevista in commercializzazione nei primi mesi del prossimo anno. Molti sono i biglietti da visita con cui viene annunciato questo major update.


Quella che balza per prima all’occhio riguarda gli ambienti Soa (Service oriented architetcure). Il secondo è invece la maggiore apertura verso piattaforme e prodotti altrui, cosa che rende l’application server decisamente più “hot pluggable”, come dicono in Oracle o, più semplicemente, meno vincolante di prima e più compatibile con installazioni preesistenti, come si dice al di qua dell’Oceano.


L’obiettivo delle Soa è perseguito mediante un motore di regole di business che l’ambiente di Oracle contiene al suo interno. Negli intenti esso dovrebbe consentire agli utenti di estrarre dall’applicazione le regole di processo per modificarle, senza dover utilizzare codice di programmazione. Un direzione, questa, che viaggia parallela non solo a quella imboccata dagli altri big del comparto middleware (Ibm, Bea e Microsoft), ma anche a quella di Sap Netweaver, che si propone, parimenti, come motore per assemblare i mattoni delle applicazioni Sap in base a logiche di processo.


L’estensione del supporto verso tecnologie altrui si concretizza invece mediante la certificazione per Microsoft Active Directory e l’inteoperabilità con componenti middleware non Oracle (.Net, Ibm WebSphere e Mq Series). E, anche, tramite il supporto per noti framework di sviluppo open source come Eclipse.


Sempre in direzione Soa vanno le integrazioni all’application server e ai tool di sviluppo correlati inerenti il supporto dei più recenti standard Web service (Saml 2.0 per la sicurezza, la directory Uddi 3.0, Ws reliable messaging, Ws Security) e a Java (Java 5.0, J2Ee 1.4).


E le intenzioni generali a favore della maggiore interoperabilità tra differenti ambienti sembrano serie, se è vero, come è stato annunciato, che Oracle collaborerà con Ibm per certificare WebSphere come piattaforma nativa per le prossime applicazioni business Oracle, quelle che staranno sotto l’etichetta “Fusion” (in particolare, il supporto riguarderà le aree dell’identity management e del single sign on). Un progetto che costerà non poca fatica ai due storici antagonisti e che, come ha commentato Charles Phillips, co-presidente e braccio destro di Larry Ellison, muove da una forte focalizzazione sulle esigenze dei clienti. Soprattutto di quelli ereditati con PelpleSoft e Jd Edwards prima e con Siebel ora.

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome