Più servizio che prezzo per l’edc online

Un rapporto di Casaleggio Associati sull’elettronica di consumo sul Web. Un mercato che cambia dove cresce la presenza dei parallelisti

Chl guida la classifica seguito da Mediaworld, Megalink ( questi tre
operatori fatturano più di 15 milioni di euro a testa), Fotovista, ePrice, Bow,
Nomatica, Allteam Factotum e Unieuro. E’ la classifica dell’elettronica
di consumo on line
stilata da un rapporto di Casaleggio Associati.
L’indagine descrive un mercato in profonda trasformazione che cambia sotto la
spinta dell’obsolescenza dei prodotti, l’aumento della gamma e la compressione
dei margini. Comprando all’estero è possibile anche abbattere i prezzi
del 30%
, ma l’assistenza è ovviamente scarsa.

Secondo Casaleggio la presenza nell’e-commerce on line da
parte dei produttori è scarsa sia per quanto riguarda la vendita ai consumatori
sia per il rapporto con i distributori.



Una decisione dovuta alla volontà di evitare conflitti di canale e di assumersi costi distributivi.
In questo modo i produttori hanno assunto una posizione cautelativa, nei confronti
della catena distributiva esistente, e speculativa , con lo spostamento dei costi degli investimenti su distributori e rivenditori, ad esempio per lo sviluppo dei cataloghi dei prodotti e l’assistenza.
Il vuoto lasciato dai vendor tende ad essere occupato dai distributori con lo sviluppo di servizi, in particolare per i negozi, e dai superstore che tendono a sovrapporre il loro marchio ai brand dei produttori”
.
Lo studio ha preso in
esame

, attraverso interviste dirette, questionari on analisi comparative dei siti, un campione di 432 aziende (169 hanno collaborato attivamente) operanti nella produzione, distribuzione, e rivendita di prodotti di elettronica di consumo.
Produttori, distributori e
rivenditori costituiscono la filiera del segmento con i rivenditori che si
dividono fra una decina di attori che fatturano oltre due milioni di euro l’anno
e centinaia di piccoli rivenditori con un fatturato inferiore a duecentomila
euro. Secondo Casaleggio il fatturato della parte business to consumer
nel 2004 è stato di 287 milioni
contro. Il 5% è rappresentato
all’attività degli operatori definiti come “parallelisti” che acquistano
all’estero per rivendere on line in Italia, una presenza che l’indagine stima in
aumento.


Servizio, consulenza, gamma di prodotti e prezzo sono le armi in mano ai punti vendita sul Web. “Fino al 2000 – dicono a Chl – si puntava solo su una riduzione (suicida) del prezzo, perché i prodotti on line dovevano costare meno. Adesso il prezzo non è più il solo fattore discriminante”.

Un’affermazione confermata dal dato del rapporto che indica
nel 20% le aziende che hanno adottato una politica di prezzo
aggressiva

. Gli altri, e in particolare i leader per fatturato, preferiscono puntare sull’assistenza all’acquisto, la creazione di nuovi punti di ritiro fisico (circa il 50% dei clienti vicini a un punto vendita fisico preferisce ritirare da sé la merce) e l’assortimento.

“Il margine medio di ogni vendita su Internet è di 29 euro,
mentre le spese di trasporto incidono per il 7% sullo scontrino medio variando
dai 6 ai 25 euro. Alcuni attori offrono gratuitamente il
trasporto
per acquisti superiori a 100 euro aumentando contestualmente il prezzo e quindi il margine dei prodotti. Un’impostazione commerciale che ha dato ottimi risultati”
.




I clienti che acquistano via Web, comunque, sono un
quarto di quelli che utilizzano la rete per informarsi e procedere poi
all’acquisto off line. On line si compra per la convenienza complessiva, la
facilità di accesso alla gamma, la semplicità di confronto tra prodotti e
fornitori differenti, l’offerta difficilmente reperibile altrove, i servizi, il
risparmio di tempo ma si frena di fronte alla mancanza di contatto
fisico,
alla paura del pagamento via Web, alle spese o ai tempi di
trasporto e alla poca chiarezza sui resi e la gestione delle garanzie.

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