Più Hi-tech negli ospedali e Asl. Ghiotta occasione per i rivenditori

L’Ict nella sanità italiana cresce del 2,8%. E parte la digitalizzazione sui reparti

Cinquecentotrenta milioni di euro stimati e un +2,8% nel 2007 rispetto al 2006 sono i numeri del mercato It nella sanità (lungo la sua intera filiera) rilevati da e-Health Lab (iniziativa di studio sull’impiego delle tecnologie Ict nella sanità pubblica e privata promossa da Sysline e NetConsulting).
E la crescita non dovrebbe fermarsi. «L’incremento stimato per il biennio sarà nettamente superiore a quello del mercato It nel suo complesso – illustra Annamaria Di Ruscio, direttore generale di NetConsulting -. La parte del leone sarà della componente locale e, in quota minore, del settore privato, con un orientamento diverso nella spesa. Nel passato, infatti, gli investimenti It della Sanità si concentravano prevalentemente sui servizi, per ottenere soluzioni customizzate, solo poi sulla componente hardware e di software standard. Ora il mix si sta modificando».

L’osservatorio rileva, infatti, la costruzione di infrastruuture tecnologiche razionalizzate basate su concetti di integrazione, virtualizzazione server e storage, Business intelligence, ottimizzazione dei processi, nonché sistemi di disaster recovery. Al contempo cresce l’adozione di software pacchettizzati per le aree amministrative e cliniche.

«Ospedali e aziende sanitarie stanno interpretando l’informatica in modo più correlato all’efficienza e all’efficacia che non all’adozione di soluzioni stratificate, proprio perché le applicazioni supportano processi fondamentali, su cui gli enti si giocano ruolo e credibilità, con il rischio di pagare pegno», indica Di Ruscio.

Il risk management viene a costituire, dunque, un tema fondamentale per le direzioni sanitarie, da cui derivano, a cascata, altre aree di attenzione volte al monitoraggio costante della qualità nelle attività di cura.
«La chiave di volta per la trasformazione sta proprio qui – commenta -. I segnali per dare inizio a una rivoluzione culturale ci sono, con riflessi anche sul fronte offerta, che si deve rinnovare».

Prestazioni sempre più elevate e gestione del rischio, quindi, rappresentano due traiettorie, affiancate da un rafforzamento delle soluzioni per la gestione sanitaria interna e dalla diffusione dell’assistenza sul territorio, che sta creando spazio al fenomeno della tele-medicina.
Si sviluppa un uso diverso delle tecnologie di comunicazione, a partire dai sistemi di prenotazione, sempre più spinti su Internet, in ottica prestazionale e di ottimizzazione delle risorse.
«Alcuni grandi ospedali, poi – continua Di Ruscio -, in particolare in Lombardia, inviano Sms ai pazienti, previa autorizzazione, per rammentare la data fissata per le visite, in modo da ovviare alla naturale caduta delle prenotazioni».

Non si tratta ancora di un fenomeno diffuso, certo, ma i tentativi per allineare l’ospedale a un pubblico che sta evolvendo e maturando ci sono.
Dopo un passato caratterizzato da una ridotta qualità dell’informatizzazione, concentratasi più in area amministrativa che non sui reparti, la digitalizzazione è, quindi, partita: Wi-Fi, cartella elettronica, prenotazioni online, braccialetto identificativo del paziente, refertazione su thin client, repository dei dati clinici sono solo alcune delle applicazioni che si stanno diffondendo.

Ma non vanno dimenticati aspetti magari meno strategici ma fondamentali, che vanno dalla sicurezza alla dematerializzazione dei documenti, all’impiego del software libero, al rispetto delle normative, fino alla corretta anagrafica dei cittadini.
Sono questi gli aspetti principali su cui i responsabili dei sistemi informativi in sanità, in collaborazione con partner informatici competenti e affidabili, devono e dovranno concentrare i propri sforzi, come indicato da Andrea Oliani, presidente dell’associazione Aisis, che riunisce chi si occupa di It nelle aziende sanitarie italiane pubbliche o private:

«Al nostro interno siamo organizzati in gruppi di lavoro che si concentrano sui temi della privacy, del risk management, dell’interoperabilità tra sistemi, dell’open source e del rispetto procedurale, area quest’ultima talmente vasta e articolata che richiederebbe un compendio ragionato».
Tavoli di discussione sono dedicati anche al ruolo specifico che l’It manager dovrebbe ricoprire, così come al confronto fra i diversi progetti regionali, «perché un trend in essere da qualche anno è che ciascuna regione segue tempi e modi propri, senza adottare linee guida uniformi – precisa -. Si crea, così, una situazione di incompatibilità nella progettazione e nella realizzazione. Sul fronte tecnologico, invece, servirebbero standard e un punto di vista generale sul funzionamento complessivo dei sistemi informativi».

La speranza di un’architettura comune per concretizzare un’interazione si abbina a quella di poter contare, a livello nazionale, su un interlocutore unico, capace di evitare inutili duplicazioni di progetto con conseguente spreco di risorse.
«La realtà sanitaria dovrebbe superare le frammentazioni che la contraddistinguono – conclude Oliani -.
Solo così si potrà raggiungere, e non semplicemente idealizzare l’obiettivo di realizzare il fascicolo elettronico personale del cittadino, visualizzabile in tempo reale da qualunque struttura sanitaria».

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