Piccole imprese del nord-ovest lombardo motori di fiducia

Età media 21 anni, fedeli al territorio, in cerca di nuovi clienti: ecco le microimprese varesotte e milanesi secondo un osservatorio accademico e bancario.

Le aziende con meno di 20 dipendenti rappresentano un’ossatura importante per l’economia del nord-ovest della Lombardia.
Sono aziende dinamiche, per le quali il radicamento al territorio è un elemento basilare per superare la crisi.

Emerge a uno studio dell’Osservatorio economico e congiunturale che l’Associazione Artigiani di Varese, Confartigianato Alto Milanese, Banca di Credito Cooperativo di Busto Garolfo e Buguggiate e Università dell’Insubria, attraverso il CreaRes – Centro di Ricerche su etica negli Affari e Responsabilità sociale.

La ricerca, presentata al Centro Congressi Ville Ponti di Varese, ha coinvolto 212 microimprese artigiane delle province di Varese e Milano, operanti in ambiti che vanno dall’edilizia alla cura della persona, dall’impiantistica al manifatturiero fino al commercio di alimentari.

Come evidenziato da Rossella Locatelli, professore ordinario di Economia degli intermediari finanziari all’Università degli Studi dell’Insubria e direttore del CreaRes, sono imprese che hanno un’anzianità media di circa 21 anni e che in molti casi hanno una relazione consolidata con il territorio e gli attori presenti, elemento importante per definire strategie, condizioni di sviluppo e rapporti con i finanziatori.

La crisi si è fatta sentire l’anno scorso, dato che quattro imprese su dieci hanno dichiarato di aver subìto un calo del fatturato di oltre il 10% rispetto al 2008.

Ci sono anche segnali di ripresa: un’azienda su quattro fra quelle intervistate vede un futuro positivo, prospetta di fare investimenti nei prossimi 12 mesi ed è decisa ad ampliare il proprio pacchetto clienti.

Difatti l’elemento di fragilità determinato da una elevata concentrazione del fatturato su pochi clienti si è ridotto nel corso degli ultimi due anni: il 25% delle imprese ha cercato di ridurre questa concentrazione, in modo da poter resistere alle condizioni macroeconomiche.

Comunque nell’80% dei casi il mercato di riferimento è determinato dall’ambito locale.
Il credito alle imprese artigiane nei primi nove mesi del 2009 ha subìto un calo in termini di consistenze, superiore a quello fatto segnare dal totale dei crediti alle imprese private.

Per Locatelli circa il 60% delle imprese ha infatti avuto nel 2009 problemi di liquidità. Per il 32% si è trattato di problemi che si sono prolungati nel tempo e di entità significativa.

Ma per il 63% delle microimprese sono attesi miglioramenti delle condizioni di liquidità nei prossimi 3-6 mesi.

Risulta che le banche non abbiano ristretto del tutto i margini di manovra: è il 12% delle microimprese intervistate a dichiarare di aver subìto una riduzione dell’offerta di credito nell’ultimo anno.

Dallo studio emerge anche una conoscenza complessivamente limitata delle opportunità di credito agevolato disponibili per le imprese artigiane e un utilizzo non elevato delle opportunità offerte dai consorzi fidi. In alcuni casi, le aziende non fanno ricorso al credito e utilizzano interamente risorse proprie.

Fondamentale si rivela essere il rapporto di fiducia avviato con l’istituto di credito, come ha confermato Lidio Clementi, presidente Banca di Credito Cooperativo di Busto Garolfo e Buguggiate: il 56% delle imprese mantiene da più di 10 anni un rapporto con la banca che considera di riferimento.

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