Phablet, è vera alternativa?

La risposta nella spiegazione di Gabriele Roberti, Tlc Research & Consulting Senior Analyst di Idc Italia, che fa luce anche sulle sfumature del Byod e sulle app enterprise.

D: L’alternativa phablet-tablet che effetti ha sullo smartphone? Dal workplace a tre schermi si sta andando verso quello a due schermi?

R: Mentre i tablet, nel proprio percorso evolutivo, tendono a schermi di dimensioni inferiori, gli smartphone si stanno via via allargando. Alcuni produttori fanno dell’uso con una sola mano un requisito fondamentale, la gran parte dei device di ultimissima generazione tende ad avere schermi maggiori di 4 pollici.
Si potrebbe pensare quindi che il phablet, con schermo maggiore di 5 pollici, rappresenti il punto di convergenza fra smartphone e tablet: più portatile di un tablet, con un’esperienza di utilizzo migliore di quella offerta da uno smartphone, senza dimenticare le irrinunciabili funzionalità di un telefono cellulare.
Le ultime previsioni di Idc a livello mondiale affermano che i phablet andranno a cannibalizzare i tablet, soprattutto i mini, entro i prossimi 12-18 mesi.
Il phablet, che per ora rimane un device premium price di alto profilo, in certe aree del mercato potrebbe sostituire lo smartphone.
Per quanto riguarda gli smartphone, invece, lo sviluppo del mercato è legato alla diffusione massiva di device low-price, di produttori principalmente asiatici.
Questo tipo di device sta saturando la parte di mercato lasciata scoperta, per questioni di prezzo, dai maggiori produttori.
La parte low-price del mercato, nel breve termine non verrà cannibalizzata.
Nell’ambiente lavorativo e in quello privato si modifica il mix degli schermi.
Lo smartphone è irrinunciabile, spesso anche più di uno, ma per alcune tipologie di utenti sarà sostituito dal phablet.
Il phablet sarà scelto anche da chi lo considererà un’alternativa all’accoppiata smarphone-mini tablet.
I tablet di dimensioni maggiori, da 8 pollici in su, continueranno ad essere usati per la navigazione e per la fruizione di contenuti multimediali, sostituendo in alcuni casi il pc.
Una delle possibili evoluzioni dello scenario business è che i nuovi tablet, soprattutto quelli con componentistica da pc e dotati di docking station, potrebbero essere dei sostituti del laptop per l’ufficio, con l’integrazione di servizi cloud, ad esempio per archiviazione, elaborazione di documenti e collaborazione.

D: Limitandoci all’ambito business ritenete ancora valido distinguere fra Byod e Cope (Corporate owned, personal enabled)?

R: Per quanto riguarda l’ambito business abbiamo visto, per ora, un’evoluzione del fenomeno enterprise mobility più lenta del previsto. La crisi che ha investito nel 2012 le imprese italiane ha avuto, in generale, l’effetto di congelare gran parte dei progetti non core.
Solo alcune aziende hanno colto la palla al balzo, cercando un cambiamento radicale. Le aziende hanno capito che cambiare il paradigma della mobilità aziendale, aprendo le porte a device personali, comporta da una parte dei risparmi ma, dall’altra, un aumento di complessità e un rischio sicurezza.
Il Byod informale, in cui il dipendente utilizza il proprio device bypassando l’It aziendale, è sempre molto diffuso, prevalentemente nelle Pmi dove l’approccio ai progetti di enterprise mobility è meno strutturato.
Queste aziende mantengono un atteggiamento scettico sui programmi strutturati di Byod, mentre accettano la consumerization dell’It.
In altri casi, invece, il fenomeno si è arricchito di molte sfumature: da Corporate Owned Device a On Your Own senza supporto aziendale, passando per Byod formale e Choose Your Own Device, in cui l’azienda dà supporto per una lista di device tra cui l’utente sceglie, in questo caso l’acquisto può essere del dipendente o finanziato, in parte o totalmente, dall’azienda.

D: La posizione delle aziende verso le applicazioni business è passiva o attiva? Si attengono a quanto propone il mercato o nasce la tendenza a creare app custom?

R: Dipende dalle applicazioni, dall’importanza del processo aziendale in cui sono inserite e dalla specificità dei processi stessi. Nelle imprese medie e grandi alcune applicazioni si sono imposte come uno standard di fatto e sono semplicemente adattabili ad ambienti aziendali differenti: un esempio possono essere le applicazioni di Sales Force Automation o alcune applicazioni di Business Intelligence.

Quando però l’azienda intraprende un percorso d’introduzione dei device mobili in processi di operatività aziendale, spesso non può prescindere dalla forte personalizzazione: in questo caso le aziende preferiscono sviluppare strategie di Enterprise Mobility in-house e lavorare a soluzioni molto personalizzate, prendendo tempo per valutare nuove applicazioni e anche per cambiare idea.

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