Perché il cloud storage fa bene al disaster recovery

Le tecnologie di protezione e ripristino dei dati sono entrate nella fase di maturità. Un bene per le aziende di ogni dimensione, come spiega Carla Arend di Idc.

Le dinamiche che caratterizzano il mercato, come l’aumento continuo del volume di dati e il rischio di disastri naturali, sono simili per tutte le imprese, ma le grandi aziende sono tradizionalmente all’avanguardia nell’adozione delle nuove tecnologie e, di conseguenza, sono in grado di implementare soluzioni per la protezione dei dati e il ripristino di emergenza molto evolute e, generalmente, fuori della portata delle aziende più piccole.

Questa situazione, tuttavia, per Carla Arend di Idc sta iniziando a cambiare. Grazie ai progressi nel campo del cloud storage, le soluzioni di protezione dei dati e disaster recovery avanzate stanno diventando sempre più accessibili per tutte le aziende e a prezzi contenuti, oltre a essere più semplici e facili da usare.

Il mercato della protezione dei dati continua la sua rapida evoluzione e i fornitori di soluzioni di archiviazione sviluppano e migliorano costantemente i loro prodotti e servizi, come la deduplicazione dei dati e il backup e il ripristino basati su immagini, che permettono di rispondere alle dinamiche del mercato dove si assiste all’aumento dei dati (30%–50% l’anno) e alla virtualizzazione generale di server e desktop.

Secondo Idc è probabile che la maggior parte delle aziende scelga un modello ibrido, nel quale i vantaggi e le prestazioni del backup on-premise si coniugano alla flessibilità e alla protezione aggiuntiva offerte da una soluzione di cloud storage.

Attualmente il backup on-premise interno continua a essere la modalità standard di protezione dei dati poiché offre potenzialmente backup e ripristino veloci, specialmente quando i dati sono su disco. Il recupero dei singoli file o di interi sistemi è molto più rapido se si effettua su Lan invece che su Wan.

Grazie al cloud storage le aziende più piccole possono aggiungere ai loro piani di disaster recovery un’ulteriore dimensione prima non disponibile: un’ubicazione secondaria. Alcune aziende inviano costantemente i loro dati di backup su cloud per ottenere la ridondanza dei dati, ma la maggior parte di
esse effettua su cloud un solo backup a settimana, per avere ad esempio un archivio dei backup nel caso di disaster recovery.
La frequenza ideale di invio dei dati al cloud dipende interamente dallo specifico profilo dei dati di ciascun cliente.

In sintesi, oggi per Arend è il momento ideale per analizzare le nuove tecnologie e i nuovi modelli di business legati allo storage, poiché potrebbe essere un modo per migliorare la protezione dei dati, la business continuity e il ripristino di emergenza ottenendo un risparmio significativo sui costi e maggiore efficienza.  Negli ultimi anni, le tecnologie in-house e online sono progredite e quindi non si tratta di scegliere tra storage on-premise o su cloud.

I modelli ibridi stanno emergendo tra le best practice per unire ai vantaggi comprovati della protezione dei dati on-premise i vantaggi aggiuntivi del cloud storage e aggiungere a costi contenuti una sede
secondaria nei piani di disaster recovery. Questi modelli rappresentano anche un modo non intrusivo per godere dei vantaggi della tecnologia cloud mantenendo il controllo sulla gestione dei propri dati.

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