Per Xerox il brand è un asset contabile

Rui Brites, portoghese, è amministratore delegato di Xerox in Italia dallo scorso anno. In precedenza ha guidato le filiali iberiche della società. Con lui affrontiamo vari temi che recentemente Xerox ha toccato con proprie ricerche e prese di posizion …

Rui Brites, portoghese, è amministratore delegato di Xerox in Italia dallo scorso anno. In precedenza ha guidato le filiali iberiche della società. Con lui affrontiamo vari temi che recentemente Xerox ha toccato con proprie ricerche e prese di posizione. Li riprendiamo, attualizzandoli a una situazione economica in divenire.

Le banche, oggi, sono al centro dell’attenzione. Come possono sfruttare meglio le tecnologie e in che direzione.

«La nostra azione per le banche verte su quattro pilastri: sicurezza, conformità alle normative, risparmio costi e transpromo, ossia sistemi che consentono alle banche di comunicare e vendere meglio utilizzando il marketing one-to-one. Facile capire il perché: una banca senza clienti non esiste. A loro vogliamo dare tutto quanto serve, partendo dalla tecnologia, per rendere flessibile ed efficiente il lavoro sui clienti, anche al desk. La sicurezza, per esempio, genera fiducia: dall’estratto conto stampato e imbustato ai sistemi di gestione dei contenuti. La fiducia delle banche nella nostra tecnologia è totale. Il domani ci dirà che il risparmio costi unito al transpromo genererà grandi virtuosismi per le banche italiane, prima le private, poi anche quelle retail».

Poi c’è il tema del green, sempreverde verrebbe da dire, però con qualche distinguo. Per quale motivo ci si pensa? Per vocazione o per risparmiare?

«Entrambi. È sicuramente una strada per risparmiare, ma nessuno la imbocca solo per questo fine. Conta anche l’attitudine. Oggi chi pratica la cultura della ecosostenibilità alla fine risparmia. Xerox lo fa in prima persona. Si comporta green, fa ricerca e sviluppo per creare sistemi ecocompatibili, offre gratuitamente strumenti per calcolare l’impatto ambientale. Insomma, siamo impegnati a fare catechesi».

L’outsourcing, stante la crisi, avrà un revamping. Sarà sottoposto al circolo vizioso della revisione dei contratti, con livellamento verso il basso delle tariffe e, quindi, con il rischio di uno scadimento del servizio, per tutti, aziende e loro clienti?

«Il rischio potrebbe esserci. O meglio: cinque anni fa ci sarebbe stato. Ma ora la realtà è diversa. Chi sceglie l’outsourcing lo fa con grande attenzione. Con i service level agreement i fornitori mettono al sicuro il rendimento dei contratti di servizio. Noi, da due anni nello Sla abbiamo messo anche il risparmio garantito per il cliente, che rappresenta una grande spinta da parte nostra, come fornitori di servizio, a fare bene e a crescere. Sul tema, il nostro risk management è decisamente sofisticato. E poi, non ho memoria di un contratto di outsourcing che al rinnovo sia stato ridimensionato. In primo luogo perché non ragioniamo su base breve, ma su un periodo poliennale. Poi perché partiamo con il servizio solo dopo che è stato attentamente valutata la fattibilità da parte di tutti. Infine, la nostra curva di apprendimento ci porta a poter dare di più anno dopo anno. Quindi lo scadimento del servizio lo escluderei completamente».

In una recente indagine avete parlato di allineamento fra le funzioni marketing e quelle finanziarie. Un lavoro sulla carta con finalità chiare, ma forse difficile da attuare.

«Ogni giorno la funzione marketing diventa sempre più finanziaria. Il Roi è ormai un elemento che si deve saper maneggiare. E non ci sono, o almeno non ci devono essere, problemi di competenze. Non per nulla in Xerox i manager ruotano ogni due, tre anni, perché tutti devono sapere, per esperienza, cosa significa occuparsi di Crm, catena di fornitura e aspetti finanziari».

La gestione documentale sta cambiando solo per via della smaterializzazione o c’è dell’altro?

«La smaterializzazione agisce, ma con un passo più lento di quanto ci aspettavamo. La legge, poi, non corre in soccorso. Il fatto è che l’essere umano oggi è più indeciso che in passato. Il che significa che va più alla ricerca dell’informazione, spesso stampata. Si crea un circolo vizioso che porta a una situazione di information overload che è il vero problema che la gestione documentale deve risolvere».

«Sarà un grande motore di business per noi che ci occupiamo di gestione documentale. Più reti sociali ci sono, più lavoro di ottimizzazione c’è per noi».

Brand awareness: Xerox, a tutti gli effetti, è un pioniere della tecnologia. Fra gli utenti c’è questa consapevolezza?

«La tecnologia è il nostro Dna, è un grande vantaggio. Siamo l’azienda It più riconosciuta al mondo, come dice una recente ricerca. Per noi, pertanto, il brand è un asset contabile. Quando un cliente deve prendere una decisione, specie in condizioni economiche come quelle attuali, lo fa solo verso chi gli trasmette fiducia».

Mercato italiano: a volo d’uccello, come differisce dal resto d’Europa?

«In Italia cresciamo più che in Europa, specie sul comparto dei servizi, forse perché il mercato italiano è partito dopo. Rimane il fatto che la crescita è a due digit. E non solo quella del 2008. Anche nei primi due mesi del 2009. Stesso andamento anche nel comparto office (multifunzione e stampanti). Molto elevata, poi, la crescita nel settore delle arti grafiche e sistemi di produzione a colori».

Rivolgiamoci a chi in azienda gestisce la tecnologia e consigliamolo: di cosa dovrebbe occuparsi?

«Non esprimo consigli. Mi limito a rilevare che la funzione It è cambiata negli ultimi tre anni. L’It manager non è più un organizzatore di tecnologia. Oggi, per tornare a quanto dicevamo all’inizio, è il consulente più importante che ha un presidente di banca. Il Cio ha le chiavi per aprire la porta ai clienti di una banca. Ma anche in qualsiasi altra azienda. Il mio It manager, per esempio, Riccardo Baciocco, parla tutti i giorni con me».

Quali sono gli strumenti tecnologici che usa, o che fa usare al suo management, per tenere sotto controllo l’azienda?

«Usiamo tutto quanto serve per essere efficienti: mobility, VoIp, office. E poi automatizziamo ove possibile i punti di contatto con il mondo esterno».

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