Per l’Ue la pubblicità comportamentale va dichiarata

In Europa si discute dei limiti da dare al behavioural advertising.

Oramai è la regola vedere in home page inserzioni che in qualche caso sono perfettamente correlate ai propri bisogni e desideri del momento e sempre più spesso sono perfino capaci di prevederli e anticiparli.

Grazie anche agli algoritmi che analizzano scelte di navigazione e ricerche, il behavioural advertising e la geolocalizzazione sono alcune tra le più avanzate tecniche di comunicazione pubblicitaria e promettono a chi investe online l’obiettivo mitico di riuscire a non sprecare quasi nessun contatto tra quelli comprati.

Quanto questa forma sia intrusiva, quanto sia lecito il meccanismo che consente di raccogliere informazioni così critiche sugli utenti è il tema del momento, dibattuto in tutta Europa e oggetto di azioni difensive differenti nei singoli stati nazionali.

Il tema è ora approdato anche al Parlamento europeo, che si appresta a discutere di quali devono essere gli obblighi di chi online utilizza i sofisticati meccanismi della pubblicità comportamentale.

La misura chiave proposta dal parlamentare europeo Philippe Juvin è indiscutibilmente efficace e garantista: obbligare gli inserzionisti a indicare in ogni spazio pubblicitario online la frase “pubblicità comportamentale”, assieme a una specifica didascalia che spieghi all’utente contenuti e pratica eseguita.

Altro scrupolo di Juvin “garantire che i diversi livelli di raccolta dei dati siano mantenuti separati”.
L’europarlamentare sottolinea che i consumatori dovranno ricevere “informazioni chiare, accessibili e complete su come i loro dati raccolti verranno utilizzati”.

Deve toccare al consumatore decidere con un esplicito assenso, che i suoi dati vengano conservati e utilizzati anche in futuro.
Altro tema oggetto della relazione la pubblicità occulta di Internet, quella cioè, che viene veicolata da post e commenti in Rete che possono provocare danni alle aziende, ma anche essere infiltrati da chi è messo sotto giudizio. Juvin ha chiesto interventi urgenti, nuove regole e, soprattutto, nuovi controlli da parte degli Stati membri.
Per migliorare la sicurezza e la trasparenza, infine, la relazione invita tra le altre cose a promuovere un programma di protezione per i consumatori vulnerabili, con i bambini in cima a questa lista.

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