Per le Tlc italiane è l’ora delle fusioni

Il settore attraversa una fase di forte concentrazione. Molte delle società costituite dopo il 1998 hanno unito le forze o sono state acquisite da concorrenti che hanno avuto più successo.

Dal 1998, tante meteore hanno attraversato il cielo delle Tlc italiane. Se nel periodo successivo alla liberalizzazione del mercato un gran numero di nuovi entranti affollava il settore, attirati dal miraggio della crescita di Internet e dei servizi della new economy in genere, oggi la fotografia mostra un esiguo numero di inseguitori di Telecom Italia, fra cui Wind, Albacom (controllata da Eni, Bnl, Mediaset e Bt), Fastweb, Tele2, Elitel, Atlanet (Gruppo Fiat), Eutelia, Infracom, Colt, Comm2000 e pochi altri.


Nel frattempo, molte società in difficoltà sono state acquisite, hanno chiuso o hanno unito le forze per cercare di raggiungere la potenza di fuoco necessaria per poter contrastare, o per lo meno tenere il passo, con l’operatore dominante. A cominciare da Wind e Infostrada, fra le prime a fondersi per dar vita al secondo polo nel mercato italiano.

L’ascesa di Eutelia


Quest’anno, un nuovo nome è salito alla ribalta delle Tlc italiane: si tratta di Eutelia, società di Arezzo nata ufficialmente a marzo del 2004 dall’acquisizione (e successiva fusione) di due "new comer" della prima ora, Edisontel (Gruppo Edison) e Plug It. La campagna acquisti di Eutelia, che fa capo alla famiglia Landi, è poi continuata con l’acquisizione di Nts (la ex Freedomland, o meglio quello che ne restava dopo il crollo in Borsa delle azioni) e, lo scorso settembre, dell’operatore regionale del Piemonte, Noicom, partecipato dall’Aem di Torino.


Obiettivo dichiarato di Eutelia è quello di costituire il terzo polo delle Tlc italiane, forte degli asset ereditati dalle aziende acquisite: i clienti, innanzitutto, e l’infrastruttura di rete proprietaria, estesa per 7mila chilometri, che le consente di proporre la propria offerta ai segmenti consumer, business e carrier.


"A un anno dalla fusione tra le ex Plug It e Edisontel che ha dato luogo a Eutelia – ha spiegato il direttore generale, Giovanni De Stefano -, per la quale la sfida vinta è stata quella di integrare due modelli industriali e manageriali differenti tra di loro, l’acquisizione di Noicom si caratterizza invece perché consente al Gruppo di acquisire un importante portafoglio di mercato, con un incremento di oltre il 100% nella clientela. L’impegno sarà quindi concentrato sul fronte della continuità nella qualità del servizio".


Il lato oscuro di queste operazioni, documentato su Internet attraverso siti creati dai diretti interessati, è la perdita di posti di lavoro: la grande maggioranza dei dipendenti delle società acquisite, infatti, non è più in forze a Eutelia.

Elitel e le region.com


Dopo aver creduto e investito in un modello regionale di operatore di Tlc, capace di radicarsi sul territorio ed essere più vicino ai clienti, il fondo di investimento Kiwi che fa capo a Elserino Piol ha fatto marcia indietro. Così, nel 2002, è nata Elitel, operatore che raggruppa e integra le attività di nove società del settore, fra cui gli operatori regionali Serenacom (Veneto e Trentino Alto Adige), Peppercom (Emilia Romagna), Tibercom (Lazio e Umbria), Lombardiacom (Lombardia), Adriacom (Friuli Venezia Giulia) e Teti (Toscana), tutti costituiti intorno al 1999. Sono confluiti in Elitel anche i reseller di telefonia Nibisi e Link Up, la divisione fonia e connettività di Blixer, le società Motore Azione e Tv Files specializzate in soluzioni multimediali (gestione di sistemi video, sistemi di business television e videoconferenze) e Flashnet, provider storico del mercato italiano e noto marchio nel mondo Internet.


Il 2003 è stato per Elitel l’anno del consolidamento che, come ha affermato Federico d’Este, direttore generale corporate della società, "ha favorito una politica di fidelizzazione della clientela, senza tralasciare l’innovazione nell’offerta dei servizi a larga banda. In tal senso abbiamo privilegiato alla crescita dei ricavi (106 milioni di euro, ndr), in leggera flessione rispetto al 2002, una gestione profittevole, che confermiamo per il 2004, con il raggiungimento dell’Ebit positivo entro la fine dell’anno".

Infracom dal Veneto all’Italia


Quello di Infracom è un caso abbastanza singolare nello scenario delle Tlc italiane. La società, infatti, è nata con l’idea di servire la regione Veneto, focalizzandosi sulle imprese situate nelle aree vicine alle dorsali autostradali, ma in seguito ha allargato sia il portafoglio di attività, diversificandolo in ambito It, sia il raggio d’azione, ora esteso all’intero territorio italiano. Ciò grazie all’acquisizione di Autostrade Tlc, avvenuta nel 2003, operatore di primo piano nell’offerta di soluzioni di trasporto dati per le grandi imprese. L’operazione permette oggi a Infracom di fare leva su un’infrastruttura di 4.500 Km di fibra ottica che corre lungo le principali arterie autostradali italiane e 400 Km di rete urbana in 23 città.


L’espansione della società è continuata quest’anno con l’acquisizione di una quota del 48% di Acantho, azienda partecipata da Hera e ConAmi, con sede a Imola, operativa nei servizi di Tlc e di data center, con un fatturato superiore a 10 milioni di euro, circa 50 dipendenti e oltre 700 Km di fibra ottica nelle province di Bologna e della Romagna.


"Infracom fa parte di un gruppo con un unico disegno industriale – spiega Francesco Bandinelli, direttore area Tlc di Infracom italia -, che ha un range di competenze che ci mette in concorrenza sia con grandi operatori di Tlc, sia con i grandi fornitori di servizi It. Questa valenza doppia, unica nel mercato, ha creato un terreno di interesse da parte delle imprese. Il modello coniuga la parte infrastrutturale di proprietà con la capillarità, a livello locale, data dal Wireless local loop e con la capacità di servire le imprese in maniera globale. È un mix di competenze che funziona bene".


Una scelta vincente, che risale al 2002, è stata quella di partecipare al bando di gara per le licenze del Wll, che ha permesso a Infracom di ottenere una presenza capillare sul territorio senza ricorrere alla rete di Telecom Italia o posare nuovi cavi. "Il nostro local loop è in prevalenza il Wll – riprende Bandinelli -, una tecnologia che ci permette di avere la completa padronanza del collegamento end-to-end. Ormai abbiamo collegato centinaia di clienti e siamo i primi ad aver integrato voce e dati su questo mezzo, cosa che sembra banale ma non lo è". Il Veneto resta la regione di riferimento per Infracom, che ha chiuso il 2003 con un fatturato consolidato pari a 125 milioni di euro, ma l’obiettivo per il futuro è quello di introdurre lo stesso modello in altre regioni, partecipando alle gare Wll che il Governo bandirà nei prossimi mesi. In più, l’azienda è pronta per sperimentare il Wi-Max.

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome