Per le imprese è difficile trovare lavoro qualificato

Alcune professioni ad elevata specializzazione possono ambire a nuovi contratti ma le assunzioni restano difficili nel 2009, secondo Unioncamere

Il mercato del lavoro langue, anche se alcune professioni legate al mondo della salute, dell’informatica e dell’energia possono ambire a nuovi contratti. Molte aziende lamentano difficoltà nel trovare i lavoratori più qualificati, dovendo ripiegare su candidati meno esperti: c’è, quindi, una diversità tra domanda e offerta di lavoro. Secondo i dati del Sistema informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere con il ministero del Lavoro, nel 2009 ci saranno oltre 112mila assunzioni (erano 172mila nel 2008) tra dirigenti, impiegati con elevata specializzazione e tecnici.

Tra le dieci figure più difficili da trovare per le aziende italiane, al primo posto si trovano gli infermieri, seguiti dagli addetti alla logistica e al marketing; al quarto e quinto posto, rispettivamente, i responsabili del controllo qualità e i fisioterapisti. Oltre il 40% delle imprese dichiara, infatti, d’incontrare difficoltà nel trovare questi lavoratori, con una punta del 60% per gli infermieri. Nonostante il calo complessivo dell’occupazione, dunque, Unioncamere evidenzia una crescita relativa per i profili maggiormente qualificati, che negli ultimi cinque anni dovrebbero passare dal 17 al 22% delle assunzioni programmate.

Per quanto riguarda, invece, gli impiegati e le professioni commerciali e dei servizi (circa 192mila entrate), la quota delle assunzioni dovrebbe salire al 36% del totale, dal 32% dello scorso anno; tra le figure più richieste, Unioncamere segnala i “commessi e assimilati” e il “personale di segreteria”. È in calo la domanda di operai specializzati (quasi 95mila richieste contro le 167mila del 2008), in particolare i conduttori d’impianti e macchinari.

Come si prefigura l’orizzonte occupazionale alla fine del 2009? Secondo il Centro studi Unioncamere, la riduzione complessiva della forza lavoro dovrebbe sfiorare il 2% rispetto al 2008, pari a circa 212mila dipendenti in meno (senza considerare i contratti a progetto e la Cassa integrazione). Gli imprenditori, inoltre, prevedono tra giugno 2009 e giugno 2010 una maggior stabilità dei flussi occupazionali.

Il calo del 2% si deve essenzialmente alla forte riduzione delle assunzioni (300mila in meno dello scorso anno), mentre i lavoratori in uscita si mantengono pressoché stabili rispetto ai dodici mesi precedenti. I settori più colpiti sono l’industria manifatturiera e l’edilizia; il calo della domanda estera peggiora anche le produzioni del made in Italy, soprattutto la moda, l’arredamento e i beni per la casa. Trasporti e turismo, infine, sono le attività più sofferenti nel terziario. La crisi occupazionale si sente di più nelle regioni del Centro, come l’Abruzzo, il Lazio e i distretti industriali della Toscana.

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