Per la Ue l’open source è più conveniente

L’indagine afferma che dopo gli alti costi di migrazione nel lungo periodo i risparmi sono interessanti

Uno studio dell’Unione europea è destinato a rinfocolare le polemiche fra i
due mondi dell’open e closed source. La Ue infatti ha pubblicato “Economic impact of open source software on
innovation and the competitiveness of the information and communication
technology”
, un report di 287 pagine realizzato da ricercatori di
cinque università europee che hanno messo sotto la lente l’impatto economico
dell’open source.



La parte che sicuramente farà discutere è quella intitolata “User benefits: interoperability, productivity and
cost savings”
nella quale sono state esaminate la case study di sei
organizzazioni pubbliche e private (tra le quali ci sono le Provincia di Bolzano
e di Pisa oltre a un consorzio sempre di Bolzano per l’Italia) che hanno migrato
verso i sistemi open source. Secondo l’indagine la migrazione comporta alti
costi iniziali, anche se il costo del software proprietario è più alto, ma nel
tempo i risparmi di Linux e degli altri sistemi operativi open sono notevoli.
Simili invece i costi di manutenzione.



Alla fine per cinque dei casi
esaminati il total cost of ownership, il costo totale di possesso, è risultato
inferiore per l’open source.

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