Per la Turchia la ripresa inizia dal Medio Oriente

Pakistan, Arabia Saudita e Iraq tra i nuovi mercati che attirano maggiormente i capitali di Ankara; opportunità anche per le imprese straniere e italiane

Sempre più a Est: i nuovi mercati del Medio Oriente stanno acquistando una crescente importanza per la ripresa economica della Turchia. Lo confermano le due recenti visite commerciali in Pakistan e Arabia Saudita, così come i rapporti sempre più stretti con l’Iraq. In questo rafforzamento degli scambi tra Ankara e alcuni Paesi finora considerati marginali per gli investimenti, potrebbe inserirsi anche l’Italia secondo le ultime rilevazioni dell’Ice (Istituto per il commercio estero).

Opportunità in Anatolia
La Turchia sta lentamente uscendo dalle turbolenze più violente della crisi internazionale. Il Pil è calato del 4,7% nel 2009 mentre gli investimenti diretti esteri sono precipitati del 77% a gennaio 2010 rispetto allo stesso mese del 2009. I capitali italiani hanno raggiunto i due milioni di dollari contro i cinque di un anno prima (-60%). I dati sono parziali ma mostrano che c’è prudenza nelle imprese straniere; il 40% degli investimenti riguarda l’acquisto di proprietà immobiliari. Le aziende stanno quindi preparando il terreno per uno sviluppo delle loro attività in questo Paese.

Una zona molto promettente è il Sud Est della Turchia anatolica: nove province (Gaziantep, Sanliurfa, Mardin, Adyaman, Dyarbakir, Batman, Siirt, Sirnak) che rientrano nel progetto Gap. Si tratta di sviluppare le infrastrutture della regione con una ventina di dighe, centrali idroelettriche, strade, ponti, ferrovie. Ci sono altri settori allettanti per le nostre imprese: energie rinnovabili, agricoltura, turismo. Senza contare la vicinanza con la Siria, l’Iran e l’Iraq per le aziende che vogliono intensificare le relazioni commerciali con quei Paesi.

Pakistan, Arabia Saudita e Iraq
Dai recenti viaggi in Pakistan e Arabia Saudita (rispettivamente del presidente della Repubblica Gul e del ministro delle Finanze Simsek), arrivano altre opportunità imprenditoriali, soprattutto nell’edilizia. Ankara vorrebbe toccare i tre miliardi di dollari di scambi commerciali con il Pakistan nei prossimi tre anni, aggiudicandosi varie commesse per opere infrastrutturali, soprattutto la ferrovia tra Islamabad e Istanbul di 6,500 km passando da Teheran. In Arabia Saudita, invece, partiranno progetti infrastrutturali per un valore di circa 400 miliardi di dollari nei prossimi cinque anni: un altro possibile eldorado per le imprese turche.

La Turchia, inoltre, sta intensificando le relazioni con l’Iraq. Nel 2009, l’export di Ankara verso l’ex dittatura di Saddam è cresciuto del 30% rispetto al 2008; l’Iraq è uno dei principali mercati per le merci made in Turkey (prodotti alimentari, macchinari industriali, elettrodomestici). Bagdad è anche decisiva per le forniture di gas e petrolio, non solo alla Turchia ma anche all’Europa (basti pensare al progetto Nabucco). Il Kuwait, infine, sarebbe pronto a investire circa tre miliardi di dollari in vari settori dell’economia turca.

Disoccupazione in aumento
La disoccupazione, salita al 14%, è uno dei maggiori problemi per Ankara. Nel 2009 si sono aggiunti oltre 860mila giovani senza lavoro; soltanto una crescita economica come quella del boom turco dei primi anni duemila potrebbe alleviare questa situazione, ma le previsioni sono molto più modeste (+2/3% del Pil nel 2010). In alcune regioni, in particolare l’Anatolia, la disoccupazione tocca punte del 30% e la maggior parte delle persone lavora nell’agricoltura, spesso di sussistenza. Le misure allo studio di politici, imprenditori e sindacati sono diverse: la riforma delle scuole professionali, incentivi fiscali per le imprese, nuove norme per il lavoro a tempo determinato.

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