Per entrare in Rete le aziende scelgono il .biz

Sono partite le adesioni per il nuovo dominio

E finalmente arrivò anche il momento del .biz. Con i soliti tempi non propriamente veloci dell’Icann (Internet corporation for assigned names and numbers), l’organismo che sovrintende all’assegnazione dei domini, sono state completate tutte le procedure per permettere la vendita in tempo reale del nuovo gTld (generic top level domain) che affianca gli ormai classici .com, .net, .org o i più recenti .biz, .info e . name. Anche in questo caso bastano 35 euro + Iva per accaparrarsi il nuovo dominio che dovrebbe essere riservato ad aziende e società commerciali. In pratica dopo il generico .com si passa a una ulteriore segmentazione che cerca di focalizzare, anche se in maniera molto ampia, il tiro. L’arrivo del nuovo dominio contribuisce a rivitalizzare un mercato che rimane una sorta di miniera d’oro, una delle poche, della rete. Così, come ai tempi della corsa all’oro i soldi li avevano fatti soprattutto i venditori di pale e picconi, oggi le società che vendono domini hanno davanti a sé un mercato molto redditizio, tanto è vero che gli attori in campo sono numerosi anche se nel corso degli anni in Italia la leadership di Register.it si è andata accentuando. Ai primi di ottobre scorso nella Penisola erano stati venduti 576.155 domini, una cifra inferiore solo a quella tedesca, britannica e olandese per quanto riguarda l’Europa. Difficile fare stime precise sul mercato in questione, ma bisogna tenere conto che la creazione di un nome di dominio, secondo alcune stime, costa un euro e che la vendita di un .it a 35 euro, di solito il prezzo più basso in circolazione, permette di avere un eccellente guadagno.
Quello dei domini rimane comunque un mercato strano che ha al suo vertice l’Icann. Si tratta di un organismo non profit le cui scelte sono ratificate dal ministero del Commercio statunitense che è guidato da un board of directors di venti membri che ha come chairman Vinton G. Cerf (uno dei padri di Internet visto che è stato co-designer del protocollo Tcp/Ip).

Due new entry
nel board di Icann
Di questi venti membri cinque sono stati eletti “at large”, tramite votazioni on line, che hanno introdotto un primo elemento di democrazia all’interno dell’Icann e hanno portato nel board un paio di figure come Andy Mueller-Maguhn, membro fondatore del Chaos Computer Club tedesco e figura chiave dell’hacking europeo, e Karl Auerbach che in breve si è guadagnato la fama di “eretico” per la sua azione di contrasto a una visione troppo di business della Rete. A distanza di molti anni dal varo dei primi tre gTld .com, .net e .org, Icann, sotto la spinta di organizzazioni e società che per necessità o business hanno sollecitato l’adozione di nuovi domini, ha deciso di lanciare altri domini come .info, che non è ristretto a una particolare tipologia di aziende ma può essere utilizzato per un uso generico, e .biz. Ma la lista non è finita.
«Durante il meeting svoltosi nel novembre dello scorso anno – racconta Bruno Piarulli, amministratore delegato di Register.it – Icann, fra molte proteste, aveva dato l’ok per sette nuovi gTld. Oltre ai due già partiti la lista comprendeva .aero (per le società aeronautiche), .coop (per le cooperative), .museum (per i musei), .name (il dominio già in vendita che identifica i siti individuali) e .pro (per professionisti come avvocati o commercialisti)». Tutti questi gTld sono proposti da società che si candidano a diventare registry. Solo una però sarà scelta per gestire il database che contiene i nomi di chi ha comprato quel tale dominio, mentre la vendita viene di solito delegata ai registrar, ovvero a società come l’italiana Register.it che devono ovviamente riconoscere un canone ai registry. Per dare un’idea dell’importanza di queste società il .com è controllato da Network Solutions, che è stata acquistata per più di 15 miliardi di dollari da Verisign.

Oltre sei euro
per ogni nome
Da parte loro, i registrar devono dare più di sei euro ai registry per ogni nome registrato e sono liberi di praticare le tariffe che preferiscono. La catena però non è finita visto che, come succede per Register.it, sono previsti anche dei rivenditori on line. È il principio dell’affiliazione inventato da Jeff Bezos, che moltiplica sia le vetrine virtuali dell’e-tailer, che in questo modo diventa molto più visibile, sia le occasioni di contatto con i potenziali clienti. Il business dunque è interessante anche perché, spinta dalle pressanti richieste del mercato, Icann dovrebbe velocizzare le procedure di attuazione dei nuovi suffissi. La fila di richieste d’altronde è lunghissima tanto che in futuro possiamo tranquillamente immaginare una rete molto più segmentata di oggi con estensioni differenziate che identificano i siti che si occupano di sanità o quelli riservati ai bambini. «Il varo di nuovi gTld – sostiene poi Piarulli – farebbe perdere senso al fenomeno del cybersquatting, ovvero l’occupazione abusiva dei domini». Un fenomeno, tra l’altro, che sembra in diminuzione visto che il leggero calo dei domini .com sembra essere dovuto anche al fatto che i cybersquatter non rinnovano l’acquisto dei domini che non hanno fruttato gli incassi sperati. Con 20 domini in circolazione, alcuni dei quali riservati solo a certe società, le aziende non avrebbero più interesse a registrare ogni volta il loro indirizzo, facendo così perdere senso alla registrazione abusiva. In pratica microsoft.museum non potrebbe esistere e al massimo per cautelarsi la società
di Bill Gates potrebbe decidere di riservarsi un microsoft.info. È chiaro che se anche una società decide di ignorare un dominio questo non significa che non sia pronta a mobilitare i suoi legali nel caso qualcuno utilizzi un indirizzo con il suo nome. Favorevole all’allargamento del mercato è anche Valentin Lacambre, fondatore del registrar francese Gandi secondo cui di estensioni ce ne dovrebbero essere una quarantina. Ovviamente anche Lacambre vende domini.

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