Parla Lanci, Acer gli risponde

A poche settimane dal cambio al vertice della società taiwanee, l’ex Ceo spiega la differenza di vedute che hanno portato alla “separazione”. Dall’esigenza di focalizzazione e globalizzazione, ai timori di “de-taiwanizzazione”.

Come a volte succede dopo un lungo matrimonio, la separazione tra Gianfranco Lanci e Acer comincia a mostrare le sue asperità.
Così, dopo qualche settimana di silenzio, l’ormai ex Ceo della società taiwanese rilascia una intervista alla testata americana Mobilized, sostenendo le proprie ragioni.
Il manager dichiara infatti che la decisione del board di fatto è arrivata proprio nel momento in cui stava approntando un importante cambio organizzativo per la struttura di Acer.

Dalle parole di Lanci, la disparità di vedute alla quale fece per primo riferimento il comunicato ufficiale del cambio al vertice, appaiono chiare.
Il manager sostiene infatti che la sua intenzione era portare Acer a focalizzarsi maggiormente sulla mobilità e a muoversi in modo più globale. Per l’azienda, è la sua convinzione, è necessario un processo di globalizzazione, per poter guardare oltre Taiwan verso un mondo nel quale il baricentro non poggia più su Microsoft e Intel e nel quale i vendor devono fare un po’ più da soli.
Fondamentali, per Lanci, gli investimenti: nella sua visione, Acer avrebbe dovuto investire di più nel software, negli smartphone, nei tablet, nelle tecnologie touch, senza dimenticare il capitale umano.
In quel quadro che stava approntando, Lanci prefigurava di triplicare il numero degli ingegneri presenti in azienda, portandoli dagli attuali 300-400 ad almeno 1.000, ricercando figure in grado di lavorare sul software e sull’integrazione hardware. Figure che, secondo lui, al momento non ci sono a Taiwan.

Ed è qui che forse si consuma la frizione maggiore con il board. Perché la necessità di cercare risorse e talenti in altre regioni, dalla Cina all’India, dagli Stati Uniti all’Europa, quel bisogno di globalizzazione, come Lanci lo definisce, necessario per restare tra i primi tre produttori di pc al mondo anche nel prossimo quinquennio, al consiglio di amministrazione di Acer sembra tanto una “de-taiwanizzazione”. E la rifiuta.

Il manager riconosce il ritardo di Acer nel presentare al mercato una chiara visione, una chiara strategia e una roadmap di prodotto su tablet e smartphone, ma sostiene che il motivo di questo ritardo va ricercato proprio nell’assenza delle risorse necessarie.
E se l’azienda lo accusa di voler accentrare troppo potere e troppo controllo, il manager ricorda che negli otto anni sotto la sua guida, Acer è passata dall’essere una realtà da 10 miliardi di dollari a essere un’azienda da 20 miliardi di dollari. E senza perdere profittabilità. Se avesse continuato, gli obiettivi sarebbero stati ancora più ambiziosi: 30 miliardi di dollari e un terzo del business proveniente da smartphone e tablet entro il 2015.

Interessante, in questo contesto, la visione di Lanci sul mercato dei tablet.
Non si tratta solo di svincolare una intera categoria di prodotti dalle logiche consumer oggi dominanti, per calarla in modo più deciso nel mondo business, bensì di rileggere in chiave nuova le relazioni con i fornitori di componenti in generale e di chip in particolare.
Ciò che finora si è costruito su impegni di acquisto e volumi di transato, nel mondo mobile decisamente determinante è la capacità di stringere strette partnership e stabilire alleanze strategiche. Arte quest’ultima, nella quale secondo Lanci sta dando buone prove Samsung, seguita forse da Hp, per la quale resta aperta la questione WebOs.

Sul suo futuro, Lanci non fa previsioni. Per ora si guarda in giro, anche se è sicuro di restare in questo mercato, nel quale opera ormai dal 1982.

E le dichiarazioni di Lanci poco devono essere piaciute al quartiere generale di Acer, visto che, a stretto giro di stampa, la società rende pubblico il suo punto di vista.
La globalizzazione è una strategia assodata, sostiene Acer, mentre è fuori discussione qualsiasi ipotesi di “de-taiwanizzazione”.
E se non ci sono motivi per sostenere che la nazionalità del Ceo sia mai stato un problema per il board, Acer evidenzia come la sua preoccupazione sia avere alla guida una figura capace di pensare a uno sviluppo di lungo termine e sostenibile.
A Lanci imputa performance insufficienti nel segmento smartphone e poca chiarezza nel comunicare per tempo i risultati al di sotto dei target nei due ultimi trimestri.
Respinge invece le accuse di ritardo nel rilascio dei prodotti nel segmento tablet: l’unico player pronto con un device Android 3.0 prima di Acer è stato Motorola Mobility.

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