Parisi: le Smart Tv laddove il pc ha fallito

Per il numero uno di Confindustria Digitale (nella foto) la nuova Internet su cui puntare per far crescere il Pil di 2,4 punti percentuali è anche fissa, ma occorre riqualificare in maniera completamente diversa la domanda del settore Pubblico.

Inquadrati all’interno di una mercato italiano delle Tlc sottoposto a una “potentissima dinamica competitiva” e a una “forte flessione”, i temi dell’Agenda Digitale inquadrati da Stefano Parisi (nella foto) in occasione dell’incontro organizzato in Assolombarda da Anitec, l’Associazione guidata da Cristiano Radaelli in cui confluiscono le aziende fornitrici di prodotti e servizi del mondo Ict, non hanno i toni dello sconforto che ci si poteva aspettare.

A meno di due settimane dall’accordo che, a Bruxelles, ha visto il Consiglio europeo ridurre da 7 a uno solo i miliardi a disposizione degli investimenti per le telecomunicazioni nel Vecchio Continente, l’attenzione del presidente di Confindustria Digitale è per «l’unico mercato delle grandi commodity che ha visto scendere in modo drastico i propri prezzi negli ultimi anni rispetto, per esempio, a un comparto dell’energia cresciuto esponenzialmente».

Un dato positivo per l’economia generale del Paese ma che continua a produrre sofferenze e tensioni nell’intera filiera dell’Ict italiana.
La stessa che ha, però, compreso che il problema «non è tanto litigare pezzi di modalità di fornitura ma allargare la torta» visti margini e ricavi in netta diminuzione cui le aziende del settore, come sa bene Parisi che arriva da Fastweb, stanno assistendo «a fronte, però, di una domanda di traffico che cresce esponenzialmente».

Un circolo vizioso da cui si esce non solo salvaguardando i propri investimenti. Chi vuol crescere ha da investire in reti di nuova generazione cogliendo le opportunità che si stanno facendo largo nel mercato italiano.


La rivincita delle reti Tlc fisse


Messa da parte “un’Internet del pc” «che, per una serie di motivi, da noi, non ha mai superato il 50% della penetrazione nelle famiglie e il 60% nelle imprese» per Parisi quella cui puntare è una nuova Internet «che non è solo mobile ma è anche fissa» e che a tablet e smartphone affianca le Smart Tv.

Anche per questo il numero uno di Confindustria Digitale non crede alla lenta agonia cui gli analisti di mercato si riferiscono quando parlano dei servizi di Tlc di rete fissa che, «grazie al Wi-fi e alle televisioni intelligenti, ci permetteranno di penetrare quelle quote di mercato al momento completamente bloccate da una diffusione dei pc che da noi non ha avuto luogo».

Una buona notizia anche per la politica perché, come più volte ricordato, secondo i dati della Banca Mondiale riferiti da Parisi, ogni 10% di penetrazione di Internet porterebbe a una crescita dell’1,2% del Pil.
Il ché, tradotto per l’Italia, significherebbe un incremento di 2,4 punti percentuali del Prodotto interno lordo solo per raggiungere la penetrazione di Internet che, in Paesi europei come Francia e Germania, supera il 70%.


A patto che si facciano delle cose

In primis un grande sforzo per qualificare in maniera completamente diversa la domanda di un settore Pubblico «che spende 6 miliardi di euro all’anno in tecnologie Ict, cui vanno aggiunti altri 4 miliardi di spesa del personale che lavora nel mondo dell’Information technology all’interno delle amministrazioni Pubbliche».

Poco, rispetto al resto della media europea, e male.
«Male perché – dice Parisi – da noi si ragiona per silos e sistemi che non dialogano tra loro creando disfunzionalità tra le varie amministrazioni che i cittadini cominciano a capire e a non tollerare più».

Così da combattere, lungo tutto lo Stivale, non è solo una non-innovazione tecnologica, ma soprattutto una volontà specifica delle singole amministrazioni che non vogliono condividere i propri sistemi per il timore di perdere le loro prerogative.

Così è stato per la Carta d’Itentità Elettronica, così è per il Sistema sanitario nazionale, le Regioni, il Sistema scolastico e molto altro ancora.

«Serve allora una potente leva politica che decida di farle queste cose ridigitalizzando il sistema per realizzare uno strato unico di infrastrutture di It e Tlc comune a tutte le amministrazione su cui sarà poi possibile costruire tanti sistemi quanti saranno quelli che si riterrà utile realizzare».

Ma chi lo dice anche solo ai 1.033 Ced che lo Stato possiede lungo tutto lo Stivale e di cui solo il 20% mostra una qualche interoperabilità?

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