Parenzo: «Mediapason guarda a satellite e digitale»

L’editore del gruppo televisivo che fa riferimento a TeleLombardia racconta in esclusiva a Millecanali le strategie per i prossimi anni

Mediapason ha inaugurato di recente la sua nuova sede di 11.000 mq, situata poco più a nord della sede della vecchia Fiera di Milano. È una struttura nata per armonizzare la gestione delle Tv del gruppo, ma che punta anche allo sviluppo sulle nuove piattaforme digitali. Contiene sei studi di diverse dimensioni, 22 sale di post-produzione e l’emissione tapeless di sei canali, che sono: TeleLombardia, Antenna 3, Canale 6, TeleLombardia Sat, Rock Tv e Hip Hop Tv. Millecanali ha intervistato a proposito l’editore Sandro Parenzo, che controlla, oltre agli studi di produzione della Videa (fiction e cinema), anche Mediapason.

Come fu la partenza con TeleLombardia?
 La mia unica esperienza precedente era quella fatta con Funari nella produzione del programma per le Tv locali. Avevo visto che le Tv locali non avevano programmi “di rilievo nazionale” e che con ‘Zona Franca’ avevamo realizzato ottimi ascolti. Partii allora su questa linea, anche con Guglielmi, ma, nei primi tre mesi, non avendo esperienza di Tv locale, sbagliai tutto. Eravamo troppo basati su una logica appunto di Tv nazionale. Oggi, invece, noi facciamo i grandi ascolti quando parliamo della Lombardia, non andando in competizione, ma diventando complementari alle Tv nazionali. Ed è questo il futuro delle Tv locali: occorre ritrovare l’orgoglio di essere editori locali. Purtroppo, gli editori locali si sono spesso adagiati su facili guadagni, ritrasmettendo programmi realizzati da altri o televendite. Però, oggi forse tutto questo sta per finire, con il calo di fatturato delle televendite.

Come avvenne l’acquisizione di Antenna 3?
Quando ero arrivato a TeleLombardia, avevo visto che c’era uno scontro con Antenna 3, che faceva lievitare i costi di gestione e abbassava i prezzi di vendita della pubblicità. Mi incontrai più volte con loro per dialogare, ma non riuscimmo mai a trovare una forma di collaborazione. Quando arrivò da noi l’ing. Garofano per acquisire una quota di TeleLombardia, parlammo anche della possibilità di puntare su Antenna 3. Garofano riuscì in effetti a concludere questa operazione. Poi, in una seconda fase, avviammo la costruzione del gruppo Mediapason, nel quale sono confluite le emittenti, per arrivare alla struttura come si presenta oggi.

Dopo Antenna 3, avete acquisito anche un’altra emittente a Torino…
Sì, in tempi più recenti, abbiamo acquisito Videogruppo Torino.

Ed oggi, ecco il trasferimento in questa nuova ed importante sede…
È stata una decisione importante questa. Lo scopo è raggruppare tutte le emittenti in un’unica struttura, in modo da ottimizzare le sinergie ed i relativi costi di gestione. La sede di Legnano di Antenna 3 era di proprietà, ma purtroppo fuori Milano, anche se ampia al punto tale da poter ospitare tutte le Televisioni. Alla fine abbiamo optato per una nuova struttura in città (anche se avevo giurato, dopo il precedente trasferimento, di non fare più traslochi), adeguata alle nostre nuove esigenze e vicina alla sede precedente, sempre qui alla Bovisa.

Com’è partita invece l’iniziativa che ha portato alla strutturazione della Publishare?
 Una delle famose lezioni di Berlusconi sulla Televisione diceva che è come un tavolo con quattro gambe: la bassa frequenza, i programmi, l’alta frequenza e la pubblicità. Senza una sola di queste gambe, la Televisione non sta in piedi. Avevamo a suo tempo organizzato la forza vendita per la locale, ma ci mancava una struttura per la vendita della pubblicità nazionale. L’incontro con Enzo Campione ci ha permesso di poter realizzare questa nuova struttura, che partecipiamo al 50%.

Come vede il digitale, per il futuro della Televisione locale?
 Lo vedo complicato, pieno di pericoli ma anche di opportunità. Non ho ancora capito bene, intanto, come si entrerà, parlando soprattutto di sintonizzazione sul telecomando. Penso comunque che sarà una nuova faticosa avventura; questa nuova struttura l’abbiamo costruita pensando che comunque ci sarà una moltiplicazione di canali e quindi, una grande esigenza di produrre contenuti di qualità.

Quindi, un investimento strategico?
 Quando finisci su uno schermo dove saranno presenti mediamente, almeno 200 canali, sarà fondamentale differenziarsi anche per la qualità dell’offerta. L’evoluzione digitale farà quello che non ha fatto il mercato, decretando di fatto una selezione delle emittenti, soprattutto fra le locali. E quindi la forza del brand ed il radicamento sul territorio saranno elementi fondamentali. In questo senso, avendo a disposizione due brand forti come TeleLombardia ed Antenna 3, che rappresentano un valore per i telespettatori, pensiamo che saremo avvantaggiati, arrivando tra l’altro a produrre fino a 10 ore di diretta al giorno. Altri editori, che puntano di più sulle televendite o, magari, sulle telenovelas, di fatto non creano una fidelizzazione nei telespettatori, anche se risparmiano sui costi di gestione.

Che budget avete per le produzioni come gruppo?
Circa 20 milioni all’anno, per TeleLombardia ed Antenna 3.

Il fatturato pubblicitario a quanto ammonta?
Il totale arriva a circa 26 milioni di euro.

Cosa avete investito, invece, per realizzare questa nuova ed imponente struttura?
Tra parte tecnologica e struttura immobiliare siamo arrivati a 30 milioni di euro.

Con quanti addetti?
Tra tempo indeterminato e contratti a progetto annuali, contiamo su circa 350 persone.

Si dice che Lei punti a privilegiare, comunque, le trasmissioni che hanno una contropartita economica, oltre che qualitativa…
Credo sia un sano principio. Qualcuno, tanto per fare una citazione, diceva: “Io lavoro per tre ragioni: la prima sono i soldi, le altre due non le ricordo mai”. In realtà, questo è un segno dell’indipendenza dell’editore. Io faccio solo l’editore; non ho altre attività. E non conosco molti altri editori che fanno solo questo di mestiere. Molti hanno un’attività nell’edilizia o nella grande distribuzione. A volte mi dò dello scemo, perché non ho avviato altre attività parallele. Le grandi fortune degli editori televisivi, di solito, sono infatti realizzate attraverso altre attività. Ma questo non è una contraddizione; i grandi ascolti, secondo me, si fanno dedicandosi solo alla Televisione.

Quale sarà il futuro del gruppo Mediapason?
 Il futuro del gruppo è ampliare le attività anche sulle altre piattaforme digitali, satellite compreso.

Come vede l’utilizzo del satellite?
Lo vedo come ulteriore opportunità di distribuzione dei contenuti. Come lo utilizziamo attualmente non ha molto senso, ma contiamo di partire in autunno con un palinsesto dedicato che in qualche modo sia un mix fra i programmi del palinsesto di TeleLombardia e quello di Antenna 3, oltre ad eventuali programmi prodotti appositamente per questa nuova piattaforma. Nel frattempo è entrato nel team anche Massimiliano Fasoli, già a Cult, che si occuperà proprio del palinsesto del nostro canale satellitare.

Puntate comunque, in generale, ad una declinazione della produzione sulle diverse piattaforme o ad una “produzione doppia” per le specifiche piattaforme?  
Vogliamo innanzitutto utilizzare meglio le produzioni che già realizziamo, ma allo stesso tempo vogliamo sfruttare anche al meglio le piattaforme. Tenga presente che siamo anche sul Web, e quindi sul cavo, oltre che sul satellite e sul digitale terrestre. Stiamo pensando inoltre di utilizzare meglio Canale 6, dedicandola esclusivamente alla trasmissione digitale.
 
Lei ha lavorato per un certo tempo con Berlusconi. Qual è il più grande pregio che gli riconosce?
Penso di conoscere molto bene Berlusconi, avendoci lavorato a stretto contatto per degli anni. La pensiamo diversamente su tutto…

Anche politicamente…
Soprattutto. Io però ho imparato tutto da lui. Ha una capacità lavorativa che non ho mai visto in nessun’altra persona. Ricordo sempre una serata nella sede di Viale Mazzini a Roma. Avevamo cominciato a lavorare alle 7 di mattina ed eravamo arrivati alle 10 di sera. A un certo punto dissi: «Silvio, guarda, sono stanco, continuiamo domani mattina…». Ma lui mi disse: «Spegni la luce, avviciniamoci alla finestra e vieni un attimo qua, guarda (indicava il palazzo della Rai)… Vedi, loro sono andati a casa alle cinque; noi siamo ancora qui alle 10; magari siamo di meno, magari loro sono più forti, o noi siamo più scemi. Ma vinceremo noi». Riaccendemmo la luce e andammo avanti a lavorare.

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