Nata 23 anni fa per idea e iniziativa di un giovane imprenditore francese, Octave Klaba, OVH opera nel mercato dei servizi infrastrutturali, dei domini e dell’hosting.
Con 260.000 server, 20 datacenter, 18 milioni di applicazioni web ospitate e una presenza in 17 Paesi, la società si configura come uno dei player più dinamici del settore cloud.
Da allora l’espansione di OVH non si è mai fermata e così dai 12 datacenter francesi si sono aggiunti quello in Australia, quello a Singapore e poi Polonia e Stati Uniti.
«I prossimi step – prosegue Faccenda – prevedono l’apertura nel Regno Unito, in Germania e anche in Italia. Per quanto riguarda il nostro Paese, non sappiamo al momento dove verrà realizzato, ma di certo verrà aperto entro la fine del 2017».
OVH è e ci tiene a essere considerata una società di ingegneri: per questo realizza da sé i propri datacenter, lavorando sulle piattaforme di riferimento per il mercato del cloud e della virtualizzazione.
«Il nostro cloud è sviluppato su tecnologie VMware, ma abbiamo importanti relazioni anche con Microsoft e con Cisco, le cui tecnologie sono supportate da una cinquantina di tecnici a bordo».
In Italia OVH conta su una struttura di una ventina di persone, ma la crescita è tanto rapida che la società pensa di arrivare nel breve termine al raddoppio del proprio organico nel nostro Paese.
«Indirizziamo prevalentemente il mercato della piccola e media impresa, con un focus specifico sulle aziende che hanno una particolare attenzione alla trasformazione digitale».
Il tutto con una missione ben chiara: essere un partner tecnologico con una importante offerta infrastrutturale.
“Digital Infrastructure as a service”, la definisce Faccenda, spiegando come il mercato italiano sia seguito attraverso una rete di circa 500 partner territoriali.
«In Italia è iniziato un interessante percorso di adozione, superiore anche rispetto a quello in atto in altri Paesi. Soprattutto è intrapreso con maggiore convinzione e velocità rispetto al passato. Restano, è vero, alcune resistenze nel superamento del legacy, ma la crescita a 4/5 cifre che stiamo registrando negli ultimi tempi ci dà ragione di pensare a un volano avviato».
Sulla questione della privacy dei dati, OVH si sente tranquilla: «I nostri dati sono in Europa e non abbiamo alcun obbligo rispetto agli Stai Uniti. Soprattutto siamo certificati per la conservazione dei dati sanitari e anche questa è una garanzia per i nostri clienti».
Quanto al futuro, OVH si definisce una realtà in continuo aggiornamento: solo lo scorso anno sono state annunciate 750 innovazioni sui prodotti esistenti, mentre in questo momento una delle aree di maggiore investimento è rappresentata da tutto il mondo OpenStack.